Modena, arabo a scuola. Slitta la prima lezione

San Felice, annuncio del presidente del Consiglio d’Istituto. Ma le polemiche infuriano

Arabo a scuola, è polemica a Modena

Arabo a scuola, è polemica a Modena

Modena, 12 gennaio 2019 - Nessuna lezione di arabo e di islam domani, ma open day per bambini e genitori di elementari e medie nei plessi scolastici di San Felice e Camposanto. A comunicarlo è il presidente del Consiglio d’Istituto Francesco Masotina, che si premura di aggiungere: «Daremo notizia noi della data ufficiale d’ inizio lezioni». La scuola elementare di San Felice domani sarà aperta, ma non per le lezioni di arabo e islam ai bambini extracomunitari, decisione, questa, presa dal Consiglio d’Istituto e che ha scatenato le polemiche di numerosi genitori e del mondo politico nazionale di centro destra.

Souad Sbai, presidente delle Donne Marocchine in Italia e del centro studi Averroè, che ieri sulle pagine del nostro giornale ha sottolineato che «l’integrazione dei bambini stranieri passa per l’insegnamento della lingua italiana, perché il rischio è che attraverso l’insegnamento della lingua araba ricevano messaggi di dottrine estremiste», si dice pronta a denunciare la scuola alla Procura per violazione dei diritti dei bambini e chiede al Ministero dell’Istruzione di intervenire, anche per evitare che la problematica si allarghi ad altri istituti.

Il capogruppo regionale di Fi Andrea Galli chiede alla giunta regionale di intervenire per «scongiurare il rischio che la scuola italiana si trasformi in una ‘madrasa’, per il bene dei bimbi italiani e anche degli alunni stranieri. Il progetto relativo alle lezioni di arabo e islam è contrario a ogni spirito di integrazione. L’avvio del progetto ha provocato la protesta di diversi genitori, contrari al fatto che all’associazione ‘La Pace’ verranno consegnate le chiavi della scuola e concesso l’utilizzo dei computer».

Galli chiede inoltre «se sia previsto l’utilizzo di personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) durante le lezioni domenicali o se il tutto è affidato totalmente alla gestione dell’associazione, e infine «se le famiglie dei bimbi stranieri che contribuiranno con una quota mensile al progetto (10 euro) potranno poi godere di sgravi per il servizio quotidiano di mensa scolastica». Per Roberto Vuilleumier, coordinatore regionale Uaar, «la scuola non è un luogo deputato a benedizioni, messe o altre attività di tipo religioso, le quali si configurano come indebite ingerenze. Per difendere la laicità dello Stato, unica sorgente di cultura e tradizione a cui si può fare storicamente riferimento, vanno allontanate tutte le religioni dalla scuola».

La capogruppo della lista civica ‘SanFeliciani per Reagire’, Lorenza Borsari, chiede «perché non investire quei 10 euro nell’insegnamento dell’italiano. C’è un evidente problema di equità nei confronti di chi aveva fatto la stessa richiesta e ha ricevuto solo risposte negative». Borsari parla di «discriminazione: le associazioni o i comitati italiani non hanno evidentemente gli stessi diritti degli stranieri. Senza contare che questa non è la tanto proclamata integrazione: i bambini stranieri imparano la lingua madre a casa, dai loro genitori e non hanno bisogno di un corso particolare, mentre di solito hanno bisogno di imparare bene l’italiano, così è per cinesi, indiani, ucraini, moldavi…».

v. bru.