
Badge, web tv e studenti in ciabatte "Vi racconto il ’metodo’ Mattarella"
di Paolo Tomassone
Ci sono due cerimonie che segnano il tempo all’interno della scuola secondaria di primo grado Mattarella: al mattino quando gli studenti varcano la porta d’ingresso, si avvicinano al proprio armadietto, tolgono le scarpe e s’infilano le ciabatte, proprio come si fa abitualmente in casa; a fine giornata quando ognuno afferra la sedia su cui era seduto e la ripone in un angolo assieme alle altre e aiuta i compagni a chiudere i tavoli allestiti nella grande agorà e nella palestra al primo piano. "La scuola è di tutti e tutti si devono sentire a casa propria. Però ci siamo dati delle regole perché ognuno deve sentirsi responsabile di quello che succede dentro queste mura". Il resto degli insegnamenti passa attraverso tanta tecnologia ma anche tanti laboratori in cui i ragazzi possono ‘toccare con mano le cose’, un vaso con la terra e i germogli o la tastiera di un pianoforte. Il preside Daniele Barca ci ha accompagnato dentro la struttura nel pomeriggio dedicato ai ‘club’ e alle attività di tutoraggio.
Di cosa si tratta?
"Con le risorse e gli insegnanti in più arrivati durante l’emergenza Covid siamo riusciti a sdoppiare le classi per due pomeriggi alla settimana: metà classe svolge attività multidisciplinari che hanno ricadute sulle materie svolte la mattina; l’altra metà fa tutoraggio, potenziamento, miglioramento e autovalutazione".
Quasi sono i vantaggi di questo metodo?
"Questa metodologia didattica è risultata efficace per esempio nella lotta all’abbandono scolastico grazie al tentativo di seguire tutti gli alunni secondo un curriculum personale. Si considera l’anno scolastico come un unico periodo che, come da decreto legge e norma, alla fine dell’anno viene valutato con dei numeri, tuttavia nel corso dell’anno vengono anche svolte valutazione formative, definite narrative".
In cosa consiste questo tipo di valutazione?
"Viene scritta ai ragazzi una lettera in cui li si elogia: ‘stai facendo del tuo meglio’, ‘stai migliorando’, ‘cerca di dare di più’ con l’idea di non abbandonare nessuno e fare in modo che il voto non sia un sistema per selezionare ma, come dice la costituzione, un mezzo per rimediare alle difficoltà di tutti. Quando il progetto è partito si registravano all’incirca una decina di casi di abbandono ma grazie al lavoro di valorizzazione delle competenze, non solo insegnare loro a leggere, a scrivere o fare di conto, ma di potenziamento dei talenti, il tasso di dispersione è sceso a valore zero. Tanto che alla prova multidisciplinare di fine d’anno, si fanno parlare anche ragazzi con storie sul percorso di studio e sulle difficoltà incontrate".
Perché avete fatto sparire le aule e creato dei dipartimenti?
"Perché da subito con gli insegnanti abbiamo lavorato sull’autonomia e sulla relazione. I ragazzi ruotano nella scuola e girano nelle aule, perché ogni aula appartiene all’insegnante, a piano terra ad esempio è collocato il dipartimento di italiano, al piano superiore quello di matematica e scienze e quello di lingue, questo ha dato fin da subito una impronta di massima autonomia. Il fatto di stare sempre in classe in qualche maniera comprimeva l’atmosfera, invece poter muoversi all’interno della scuola e dei diversi dipartimenti nell’orario delle lezioni, fa sentire i ragazzi parte viva e integrante della scuola, stimolandone l’inclusione e l’assertività. Al pari i docenti sono consapevoli che i ragazzi non sono della loro classe ma che ‘appartengono’ alla scuola in quanto sistema".
Lei insiste sulla responsabilizzazione degli studenti.
"Esatto. Il primo mese, per le prime classi, lavoriamo tanto sull’autonomia e la responsabilizzazione: la gestione dell’armadietto, togliersi le scarpe, lasciare lo zaino, cambiare i libri e imparare a muoversi nella scuola. Noi abbiamo il registro elettronico, ma non avendo i voti non lo usiamo nemmeno per assegnare i compiti e tutti i ragazzi usano il diario cartaceo, così si responsabilizzano".
Togliersi le scarpe e usare bene Google è la stessa cosa?
"Sì, in fondo ha lo stesso valore. Tenga presente che qui è vietato il cellulare, lo devono tenere nell’armadietto e se troviamo che qualcuno lo usa noi lo sequestriamo e lo diamo al genitore. Hanno il Chromebook con installato un sistema di Google che possiamo monitorare in tempo reale. Da sei anni lavoriamo così e non abbiamo mai avuto problemi. È fatto divieto assoluto di usare i social tranne Youtube che invece utilizziamo come strumento didattico".
Il Covid ha messo a dura prova la scuola. Anche voi?
"La pandemia per noi è stata lo spartiacque per realizzare e sedimentare i progetti più innovativi, per farli diventare una novità e soprattutto per assicurare attraverso questi progetti l’inclusione di tutti i ragazzi, anche di coloro con effettive difficoltà di apprendimento. L’azione in cui saperi, accompagnamento, inclusione, tecnologia si mettono in gioco e si uniscono richiede moltissima formazione e coordinamento dell’intero corpo docente".