"Barbari, un racconto sui nemici che hanno fatto la nostra storia"

Giardini ducali, stasera sul palco il prof Feniello e lo scrittore Vanoli affrontano la paura dello straniero. .

Migration

Quella che prenderà vita sul palco dei Giardini Ducali stasera alle 21 è una sfida: mettere insieme rigore scientifico e capacità di comunicare, storia e teatro. I protagonisti di questa sfida, dal titolo ‘Il nemico siamo noi’, sono Amedeo Feniello, docente di storia medievale all’Università dell’Aquila, e Alessandro Vanoli, scrittore ed esperto di storia mediterranea, che ripercorreranno le imprese dei barbari tedeschi, dei francesi e degli spagnoli fino ai meridionali, accompagnati dalla musica di Carlo Mascili Migliorini. L’appuntamento fa parte del fortunato format ‘Lezioni di storia di Editori Laterza’ che, dal 2006, porta i più apprezzati storici e le loro storie sui palchi di tutta Italia.

Professori, cosa racconterete al pubblico di questa sera?

Vanoli: "La storia della Penisola vista attraverso i tanti momenti in cui qualcuno ha gridato ai barbari, guardando all’arrivo di nuovi invasori. Dai Romani, passando per i goti e gli arabi, sino ai francesi e agli austriaci. Per scoprire che ogni volta ci siamo poi mescolati e che quei nemici sono diventati anch’essi ‘italiani’". Feniello: "Quello di stasera è un divertissement, una maniera inconsueta di raccontare la storia italiana, senza atteggiamenti accademici o baronali. Vista un po’ dal basso, da un humus comune. Un messaggio c’è: che siamo figli di una storia di nemici che si sono amalgamati nel tempo dando vita al nostro essere ‘Italiani’".

Quali sono le caratteristiche dei ‘barbari’ di oggi?

Vanoli: "Da un lato è la solita storia: paura del diverso, odio nei confronti di chi sembra invaderci portando nuovi usi, abitudini, costumi. Tra le differenze maggiori rispetto al passato ci sono tre fattori: velocità, quantità e pluralità. I nuovi migranti si muovono in numeri consistenti, veloci, con spostamenti di pochi giorni. Non si tratta di un popolo solo ma di tanti diversi che arrivano contemporaneamente. Una pluralità che rende ancora più difficile orientarsi e che produce un facile effetto di rifiuto, facendoci rinchiudere in un’immagine illusoria di ‘italianità’ da preservare".

Feniello: "Più che del barbaro fuori di noi, mi fa paura il barbaro dentro di noi. Sono l’arroganza brutale, la violenza quotidiana, l’ignoranza il segno che i barbari avanzano. Cosa c’è di più barbarico del linguaggio dei social media, dei post razzisti, violenti, degradanti? Il nostro imbarbarimento è una cifra culturale di un clima intellettuale che man mano sta derogando dai propri doveri. E’ in questa società imbarbarita che possono emergere le voci peggiori, i proclami più brutali, le parole d’ordine più spaventose".

Qual è la lezione più importante che la storia della nostra Penisola ci può donare?

Vanoli: "Che la mescolanza è una ricchezza. Se abbiamo ancora qualche virtù, questa ci è data dalla nostra storia di mescolanze: romani, etruschi, germani, arabi, berberi, turchi, spagnoli, francesi, austriaci. Noi siamo queste sovrapposizioni".

Feniello: "Se ci guardassimo una volta tanto davvero allo specchio scopriremmo che il colore dei nostri occhi, il taglio delle sopracciglia, la lunghezza di un femore sono frutto di quel melting pot. Solo le ideologie totalitarie possono negare questa realtà storica".

Rigore scientifico e capacità di comunicare al grande pubblico. Qual è il segreto?

Vanoli: "La sfida è raccontare la complessità, far vedere almeno una parte della cucina dove la storia si prepara. Poi c’è il problema della passione, del convincere che la storia sia in grado di farci provare emozioni. Di qui la scelta di mettere assieme da una parte la storia, dall’altra il teatro con la sua capacità di dare vita al racconto".

Feniello: "Il segreto è il desiderio di avvicinare sempre più la storia alle persone. Darle anima e identità".

Chiara Mastria