EUGENIO TANGERINI
Cronaca

Camporota, missione sicurezza : "Percezioni da non sottovalutare. In città c’è un grande senso civico"

L’ex prefetto, ora assessora: "Nuovo ruolo? Scelta in buona fede: contatto più diretto con la gente. Modena è una realtà complessa con fragilità in aumento. Occorre insistere per la questura in fascia A". .

Alessandra Camporota, assessora alla sicurezza urbana integrata

Alessandra Camporota, assessora alla sicurezza urbana integrata

Ai tempi del liceo voleva diventare scrittrice, o almeno giornalista. Poi la vita l’ha portata su altre strade. Vinto un concorso al ministero dell’Interno, ha iniziato una lunga carriera culminata nel ruolo di prefetto, prima a Rimini e negli ultimi anni a Modena. Oggi, a 65 anni, Alessandra Camporota apre un capitolo diverso: assessora alla sicurezza urbana integrata, con deleghe che spaziano dalla polizia locale all’integrazione e cittadinanza, dal terzo settore alla coesione sociale. "Chiamatemi come volete, ma non eccellenza", diceva ai collaboratori. Un invito alla semplicità e concretezza che delinea i suoi tratti distintivi: "Vivo di curiosità e interesse per gli altri, il lavoro mi appassiona". Si è gettata a capofitto nel nuovo incarico, ha preso casa a Modena a ridosso del centro e nel week end rientra a Roma, dove vive il marito e mantiene le radici familiari. Cita spesso l’insegnamento del padre (prefetto anche lui) e il suo impegno per la comunità: "Un’eredità gravosa e importante". Insomma, l’impegno continua: da un incarico istituzionale a un ruolo politico.

"Certo, ma con un profilo tecnico da indipendente. Il nuovo ruolo m’intriga: c’è un contatto più diretto con la gente. E la parola d’ordine in giunta è gioco di squadra".

Come è nata la proposta del sindaco?

"Ho seguito per dovere d’ufficio la campagna elettorale di tutti i candidati. Mezzetti, che non conoscevo, è venuto a chiedere consigli sui temi della sicurezza. In seguito mi ha proposto di entrare in giunta. Ho preso tempo e alla fine ho accettato: mi è piaciuto il suo approccio, la forza della gentilezza. Sono in pensione dal 31 luglio, l’accordo era di iniziare a settembre. Abbiamo anticipato al 19 agosto, è stato un bene per cominciare a capire la macchina comunale".

Un passaggio piuttosto clamoroso. Si aspettava le polemiche che hanno seguito l’annuncio del sindaco?

"Francamente no, c’è sempre da imparare. Anche i prefetti, a volte, finiscono nel vortice della propaganda. Ma resto convinta della linearità di una scelta fatta in buona fede e rispettando le procedure. Ricevuta la proposta, ho immediatamente informato il capo di gabinetto del ministro".

Tra le sue deleghe c’è la coesione sociale. Suona bene, ma rischia di restare uno slogan.

"La coesione sociale è condizione necessaria per una vita quotidiana di benessere, serenità, sostegno ai più fragili. Si tratta di attuare la Costituzione, soprattutto il principio di uguaglianza sostanziale. Scuola, sanità e spazi di aggregazione hanno un ruolo fondamentale".

Modena è ancora una città sicura?

"Modena è una realtà complessa, con eccellenze e potenzialità enormi. Ma le fragilità sono aumentate ed esigono risposte. La città ha un’idea elevata della

sicurezza, che va rispettata. Questo significa presenza più visibile delle forze dell’ordine, cittadinanza attiva, interventi contro il degrado urbano, videosorveglianza. In una parola, sicurezza urbana integrata. Senza sottovalutare i fenomeni, come l’aumento di furti e rapine, ma evitando le strumentalizzazioni".

A proposito di forze dell’ordine, la carenza di organici è cronica. E la richiesta di una questura in fascia A resta inascoltata.

"Scontiamo un retaggio del passato: l’idea che la città abbia pochi problemi di ordine pubblico e sicurezza. Da prefetto ho illustrato più volte al ministro le criticità del territorio e l’esigenza di non sottovalutare percezioni che vanno al di là delle statistiche. Il riconoscimento della fascia superiore alla questura significa più presenze strutturate per polizia, carabinieri e guardia di finanza. Anche il Comune avrebbe maggiori possibilità di intervento. Un primo passo è stato fatto: la prefettura è in fascia B super, come alcuni capoluoghi di regione. Ma non basta, istituzioni ed enti intermedi devono insistere. Il quadro di riferimento c’è: il patto per Modena sicura, che delinea i ruoli dello Stato e dell’ente locale e le modalità di integrazione tra le forze dell’ordine".

Come si affronta il tema immigrazione?

"Modena ha una tradizione di accoglienza e gli extracomunitari regolari sono quasi il 14% della popolazione. Sostengo tutte le iniziative, anche sul fronte legislativo, che favoriscono l’integrazione e il riconoscimento di chi vive, studia e lavora sul territorio, mostrando la volontà di contribuire all’ambito sociale che l’ha accolto. Detto questo, se nascono problemi di ordine pubblico e sicurezza vanno affrontati non solo con attività di prevenzione, ma anche di repressione".

C’è preoccupazione per le cosiddette baby gang.

"A Modena non esistono baby gang strutturate. Ci sono gruppi giovanili che a volte compiono atti di violenza. Un sintomo di disagio che richiede interventi anche sul piano educativo. Il fenomeno non va sottovalutato, crea allarme sociale ed è più evidente in alcuni quartieri, come il centro storico e la zona Tempio-stazione. Perciò abbiamo deciso di rafforzare i controlli".

Nella sua analisi prevalgono i lati positivi. La città avrà pure dei difetti.

"Tiene molto al proprio tessuto sociale e a volte è un po’ autoreferenziale. Ma ha una grande ricchezza: il senso civico.

Sono fiduciosa sul futuro. E poi a Modena ho un luogo del cuore, legato alla famiglia".

Dove si trova?

"In Accademia. È la lapide che ricorda gli allievi ufficiali martiri per la libertà. C’è anche il nome di mio zio, il sottotenente Maurizio Camporota.

Dopo l’8 settembre tornò a Napoli e partecipò alla rivolta di popolo contro i tedeschi. Morì l’8 dicembre ’43 vicino a Caserta combattendo dalla parte giusta, quando l’Italia era considerata dagli alleati solo cobelligerante. Aveva 21 anni, è medaglia d’argento al valor militare".