Carcere, dalla lavanderia al nuovo ristorante

I progetti alla Casa di Reclusione di Castelfranco. "Così i detenuti potranno sviluppare competenze professionali spendibili all’esterno"

Carcere, dalla lavanderia al nuovo ristorante

Carcere, dalla lavanderia al nuovo ristorante

Un modello di carcere "diverso". Un modello che sappia aprire le porte all’esterno, per essere così sempre più integrato con la realtà territoriale, attraverso una forte sinergia.

Su questa filosofia la Casa di Reclusione di Castelfranco disegna ora i suoi progetti, illustrando e anticipando le novità in arrivo. A partire dal ritorno della lavenderia industriale, riaperta dopo un periodo di chiusura per importanti lavori di ristrutturazione e di rifacimento degli impianti. "Dopo vari studi di fattibilità siamo giunti alla sua riattivazione – conferma il direttore della Casa di Reclusione, Maria Martone –. È un esempio concreto di come si possa realmente investire, anche da un punto di vista produttivo, all’interno dell’istituto penitenziario e sviluppare così nuove competenze".

Il periodo di inattività è servito anche per riprendere i contatti con le realtà delle cooperative sociali, in particolare con la cooperativa Aliante che sin dai primi incontri ha mostrato interesse a rilevare la gestione del servizio di lavanderia interna al carcere, giungendo oggi alla sottoscrizione di una formale convenzione a cui ha aderito anche la Rsa Delia Repetto per la parte relativa al conferimento dei capi di abbigliamento degli ospiti della struttura socio-sanitaria. La compartecipazione della Rsa consente di valorizzare ulteriormente la valenza trattamentale e sociale del progetto. La convenzione prevede la concessione a titolo gratuito dei locali e delle attrezzature della lavanderia alla Cooperativa sociale Aliante che per la gestione del servizio ha assunto due detenuti. L’elemento di forza del progetto è dato dalla sinergia che si è instaurata tra carcere, il mondo delle cooperative sociali, le istituzioni territoriali e il Comune di Castelfranco Emilia coniugando le esigenze sociali e produttive del territorio con quelle del lavoro e della professionalizzazione dei detenuti.

A questo si aggiunge però anche un altro nobile progetto, che porterà all’interno della Casa di Reclusione "un nuovo ristorante". L’iniziativa – portata avanti con il consorzio Modena a tavola – ha visto infatti diversi chef modenesi dare vita a veri e propri corsi di formazione per insegnare ai detenuti il mestiere, trasmettendo loro know-how utili anche per il loro futuro durante la fase di reinserimento nella società.

Competenze, queste, che gli stessi detenuti potranno infatti poi mettere in atto: il ristorante del carcere sarà "inaugurato" il prossimo 29 maggio e le sue porte rimarranno aperte anche durante l’estate in alcune serate prestabilite. "È un gruppo di circa dieci ragazzi, di ogni età – spiega Stefano Corghi, presidente di ’Modena a tavola’ – sono tutti molto bravi, sanno lavorare in squadra e questo è molto importante quando ci si trova in cucina. Cercheremo di utilizzare per lo più i prodotti a km0, dando maggior risalto alle nostre eccellenze locali: e si potrà così dare una nuova luce a un luogo che ha scorci bellissimi e molto particolari".

Giorgia De Cupertinis