Caso Oncologia, tutti a processo

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INIZIERÀ il prossimo sedici genaio il processo nei confronti degli indagati per la presunta corruzione ad oncologia. Ieri, infatti, il professor Massimo Federico e tredici tra rappresentanti e dipendenti delle cinque aziende farmaceutiche finite al centro dell’inchiesta sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di corruzione. A processo anche un altro oncologo accusato, al pari di Federico, di peculato (ma non di corruzione) per l’utilizzo di linee telefoniche e spazi al quarto piano del Com. Dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione per le ipotesi di falso nei confronti di Federico e non doversi procedere per avvenuta prescrizione per le persone giuridiche per quanto riguarda le violazioni della Legge 2312001, ovvero responsabilità amministrativa dell’ente. Il caso è noto e trae origine da un’ intercettazione captata mentre investigavano all’epoca sul reparto di Cardiologia. Ma come sono finiti alla sbarra il noto oncologo Federico, il collega e i tredici manager legati alle cinque case farmaceutiche? Al centro dell’indagine, coordinata dai pm Mazzei e Niccolini, ci sono le sperimentazioni presentate, secondo l’accusa, falsamente al comitato etico del Policlinico e fatte approvare dalla direzione generale come no profit. Dagli accertamenti sarebbe emerso come, infatti, si trattasse di studi finanziati da note case farmaceutiche: migliaia di euro fatti confluire, sempre secondo la magistratura, nei conti dell’associazione Angela Serra contro il cancro e Fil, presiedute proprio da Federico. Sono cinque i casi di corruzione contestati all’oncologo per sperimentazioni attraverso le quali le onlus avrebbero incassato oltre un milione di euro dal 2012 al 2015. L’oncologo, difeso dall’ex pm Antonio Di Pietro, si è da sempre detto certo di poter smontare pezzo per pezzo il castello accusatorio costruito in sei anni di indagini. Ieri, da Lecce, ha fatto sapere di prendere atto con profondo stupore, disappunto ed amarezza del provvedimento. «Considero il provvedimento del tutto ingiustificato in quanto so bene di non aver affatto commesso i reati che mi vengono addebitati. Si tratta di un semplice rinvio a giudizio e come tale deve essere valutato - afferma. Ora il compito di giudicare come stanno in realtà le cose spetterà ad altri magistrati ove spero di trovare maggiore serenità ed attenzione e soprattutto meno pregiudizi nei miei confronti. In dibattimento rivendicherò con ancora più forza non solo la mia innocenza ma anche l’inutile e dolorosa sofferenza a cui sono stato e sono sottoposto sul piano personale e professionale. Sin d’ora, però, pretendo da tutti (organi di informazione, istituzioni e opinione pubblica) di essere considerato e trattato da persona innocente perché tale principio garantito dalla Costituzione deve valere anche per me. Spero, perciò, di poter continuare a svolgere il mio lavoro senza che mi vengano frapposti ostacoli strumentali e surrettizie barriere procedurali. Affronterò la fase dibattimentale a testa alta». Il professore ha infine sottolineato: «Resto convinto di essere stato sacrificato alla spettacolarizzazione giudiziaria con accuse inconsistenti». Federico aveva precisato come gli studi clinici fossero sempre stati condotti nel rispetto della normativa e come tre degli studi contestati dalla procura non facessero neppure capo a lui.