«Cavallari, Akari e Haddada sono pronti a parlare»

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SONO disposti a farsi sentire ma solo dai magistrati della procura di Ancona. Così tre dei presunti componenti della banda dello spray, Andrea Cavallari, Moez Akari e Souhaib Haddada, hanno fatto sapere tramite il loro avvocato che sono pronti a chiarire gli elementi di indagine che li vede coinvolti con i fatti della discoteca di Corinaldo. «Chiederemo l’interrogatorio alla procura di Ancona – dice l’avvocato Gianluca Scalera (nella foto), che difende tutti e tre i giovani della Bassa – e stiamo valutando se presentare istanza di Riesame». Gli interrogatori di garanzia ci sono già stati per tutti e 6 i ragazzi investiti dall’ordinanza di custodia cautelare, a partire da lunedì scorso. Con il gip delegato da Ancona ad essere interrogati nei carceri dove si trovano reclusi da venerdì, tra Modena e Ravenna, però i tre non hanno voluto parlare. Insieme ad altri tre giovani più o meno coetanei (gli arrestati hanno tra i 19 e i 22 anni) sono accusati di omicidio preterintenzionale in relazione alla strage della Lanterna Azzurra. Negli interrogatori di garanzia avvenuti martedì si sono avvalsi della facoltà di non rispondere al gip che, per delega del collega di Ancona Carlo Cimini, ha guidato l’udienza per la convalida del fermo. I tre hanno fatto poche dichiarazioni spontanee: erano nel locale la notte della strage ma hanno preso le distanze dal resto degli indagati, alcuni nemmeno conosciuti secondo quanto ha riferito il legale. Gli indagati sono intenzionati a riferire solo agli inquirenti che hanno coordinato le indagini: il procuratore Monica Garulli e i sostituti Paolo Gubinelli e Valentina Bavai. Fino a ieri pomeriggio in procura non era arrivata ancora nessuna richiesta. Ad Ancona devono arrivare i telefonini e i dispositivi informatici sequestrati agli arrestati (il materiale è ancora qui a Modena) e che verranno poi sottoposti ad un accertamento tecnico.

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