
Folla commossa a Cibeno per i funerali del giovane di 20 anni morto in un incidente stradale
Il giorno più duro: quello dell’addio. ‘Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta’, firmato: gli amici. Ed erano in tantissimi gli amici che ieri mattina hanno partecipato alle esequie di Riccardo Rovatti, il 20enne morto giovedì all’alba a seguito delle gravi lesioni riportate in un incidente stradale. La chiesa della Santissima Trinità di Cibeno non è riuscita a contenere le quasi 500 persone che hanno voluto portare al giovane l’ultimo saluto. "‘Non ci sono parole’ è la frase che viene spontaneo dire a fronte di un evento così violento, inaspettato e ingiusto, come quello che ha portato via Riccardo – ha esordito nell’omelia il parroco don Andrea Zuarri -. Questo assordante silenzio, questo fiume di lacrime, questo grido di dolore pongono una sola domanda: perché? Che si creda o no, siamo qui perché quello che è accaduto ha aperto in noi questa ferita e l’urgenza di una vita più vera, grande, che non si accontenta: e solo la parola di Gesù, parola di vita eterna, può squarciare le tenebre del dolore". Sulla bara del giovane non c’erano fiori ma un grande cartellone composto di tante foto che lo ritraevano con le persone a lui più care, la mamma Simona, il papà Graziano, i nonni, gli amici. Sempre sorridente. E poi la sciarpa, la maglietta della United Carpi e un grande peluche. "Riccardo - ha proseguito don Zuarri - ha vissuto 20 anni cercando la vita, ora contempla la risposta ad ogni suo desiderio e la Vita senza veli. Lui resta vivo nel cuore di chi resta, è vivo, al di là della capacità dei nostri cuori". Commoventi e intimi i ricordi della cugina Margherita: "Mr combina guai, questa volta ne hai combinata una grossa, cui però non possiamo porre rimedio. Ci manchi e so che ti manchiamo". "Se siamo qui in tanti – ha proseguito un amico – è perché quel ragazzo che oggi salutiamo ha saputo strappare un pezzo di cuore a ciascuno di noi. Continua a divertirti, a essere felice e sorridente anche da lassù e fallo anche per noi che senza di me lo saremo meno". Con infinito affetto e dignità, la mamma Simona ha ricordato "il suo modo di essere a volte ‘sopra le righe’ ma sempre gentile e sensibile. E’ nato in un giorno come questo: freddo e con il sole, il 14 novembre, il mio stesso giorno e si era fatto tatuare la nostra data, e adesso lo farò anche io. E poi aveva quella di suo padre, una frase dedicata ai nonni e quel ‘Scusa Mamma’ di cui io e lui conosciamo la ragione". Rivolgendosi poi verso la bara del figlio, con tono materno, ha proseguito: "Mi rivolgo a te adesso: è arrivato il tuo stipendio e penso di usarlo per fare quel viaggio in Brasile che era il tuo grande sogno". Al termine della celebrazione, sul sagrato, sono risuonate le note di alcune delle sue canzoni preferite, tra cui ‘See You Again’, mentre i palloncini bianchi a cuore sono stati fatti volare in cielo.
Maria Silvia Cabri