Covid e guerra: due nemici a confronto

Dalle vittime ai disagi, dal linguaggio ai pericoli: come la pandemia è diventata per molti il fantasma del secondo conflitto mondiale

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È peggio la guerra o la pandemia? Questo si sta ancora chiedendo la maggior parte della popolazione.

Fin dall’inizio della crisi il covid-19 è stato paragonato alla guerra. Si sentiva dire ‘siamo in guerra come nel ‘41’, riferito alla seconda guerra mondiale poiché il numero di vittime è in entrambi i casi molto alto e la popolazione vive in un costante clima di paura.

Mentre in guerra si lottava contro un pericolo concreto, oggi si combatte un nemico invisibile. Solo chi ha vissuto sia la guerra, con i bombardamenti e la fame, che la pandemia con la solitudine e l’isolamento può affermare quale sia il nemico peggiore.

Mettiamo a confronto la seconda guerra mondiale, una delle più violente e atroci della storia, e il covid-19, che ha coinvolto molte persone e che colpisce ancora oggi.

Il primo elemento che li accomuna è il linguaggio, per esempio oggi ci riferiamo alle regole della pandemia usando termini propri della guerra, come per esempio coprifuoco per indicare l’orario che mette fine alla circolazione delle persone.

Il secondo elemento che condividono è il numero di vittime. La

seconda guerra mondiale (1939-1945) ha provocato tra i 55 e i 60 milioni di vittime. Per quanto riguarda l’epidemia da covid-19 dal primo caso di contagio, segnalato nel dicembre del 2019, ad oggi il numero dei morti è aumentato notevolmente raggiungendo circa 2,5 milioni di decessi.

Guerra e pandemia hanno un’altra cosa in comune: hanno coinvolto tutto il mondo, perciò sono stati chiamati ’mondiali’.

Infatti la seconda guerra mondiale ebbe come ’campo di battaglia’ soprattutto l’Europa centrale ma colpì tutto il mondo, allo stesso modo il covid-19 è riuscito ad arrivare anche qui partendo da un territorio molto lontano, la Cina e più esattamente Wuhan.

Un’altra caratteristica che si ripete è la paura delle persone di uscire di casa, durante la guerra a causa dei bombardamenti e ora a causa dei contagi.

Abbiamo chiesto a chi ha vissuto entrambi i periodi di affermare quale sia il nemico peggiore. Il signor Settimio Pacchioni afferma di aver sofferto di più durante la guerra perché è durata sei anni durante i quali lui è stato costretto a servire i nemici e lavorare i campi anche sotto i bombardamenti.

La pensa allo stesso modo anche Don Elvino Lancellotti, prete di Sant’Andreapelago che durante la guerra nascondeva i perseguitati in chiesa. Quando un giorno arrivarono i nazisti Don Elvino disse loro che prima di entrare in chiesa avrebbero dovuto sparargli, infatti se avessero sparato a lui, avrebbero sparato a Dio. I tedeschi allora se ne andarono e lui continuò a difendere i più deboli anche a costo della vita.

Secondo la testimonianza della signora Rita Ori in guerra si rischiava la vita anche solo per andare a prendere il cibo, perché all’epoca si doveva raggiungere la Toscana. Questo oggi non accade perché fare la spesa non è altrettanto pericoloso se si usano le giuste precauzioni, infatti la gente, nonostante il pericolo del contagio, esprime lo stesso il desiderio di uscire.

Tutte le testimonianze hanno confermato che la guerra sia stata peggiore della pandemia, perché più concreta, visibile, vicina, mentre il coronavirus è più prevedibile e ci si può proteggere.

Proprio per questo dobbiamo agire responsabilmente in modo da proteggere noi stessi e gli altri dalle sofferenze della pandemia.

2A dell’IC Pievepelago