"Covid, il monitoraggio dei medici ha dimezzato i ricoveri in ospedale"

Una ricerca realizzata da un gruppo di dottori di famiglia, dall’Ausl e da Unimore premiata ad Anversa "Indagata la presa in carico dei pazienti da parte del territorio: secondo i dati è stata superiore al 60%"

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Riconoscimento internazionale per il primo studio – unico nel suo genere – sulla presa in carico territoriale dei pazienti Covid nelle prime ondate della pandemia, realizzato grazie alla sinergia tra un gruppo di medici di medicina generale modenesi, l’Ausl e Unimore.

La ricerca (denominata ’Magma’ perché indirizzata a fare emergere tramite una fotografia reale e concreta tutto il sommerso della gestione dell’assistenza territoriale e della sua evoluzione nei primi 12 mesi dell’emergenza Covid) ha ottenuto il primo premio nella sezione poster al 95esimo Congresso europeo della rete dei ricercatori in medicina generale che si è tenuto ad Anversa tra il 20 e il 23 ottobre scorsi.

L’adesione dei medici (10%) ha permesso di ottenere una mole di dati preziosissimi, riferiti a 5.340 assistiti.

I numeri raccolti, incontrovertibili nella loro scientificità, restituiscono una realtà molto diversa da quella narrazione diffusa che per mesi ha accompagnato il dibattito sulla pandemia: in prima battuta, lo studio evidenzia come durante il periodo preso in esame (dal primo marzo 2020 al 30 aprile 2021), la presa in carico da parte dei medici di medicina generale sia stata costante, sopra al 60%, anche durante i momenti di picco epidemiologico. Inoltre lo studio ha dimostrato che il monitoraggio attivo messo in atto dai medici di medicina generale modenesi ha consentito di dimezzare la probabilità di ricovero ospedaliero. L’analisi sui farmaci prescritti ha invece fatto emergere come sia evoluta la prescrizione del trattamento contro il Covid nei cittadini assistiti a domicilio, adeguandosi alle evidenze scientifiche progressivamente acquisite e diventando sempre più individualizzato in base alle caratteristiche cliniche dei singoli pazienti. Altro dato interessante è quello relativo alle visite domiciliari, che sono state più di 600, da parte dei medici, Usca e guardia medica.

"L’intenzione di realizzare uno studio di questo tipo risale a gennaio 2021 – spiegano Giulia Ugolini (medico di medicina generale) e Alice Serafini (nella foto) a nome di tutto il gruppo di ricerca –, con l’obiettivo di dare una risposta basata su numeri e dati alle critiche sulla paventata assenza della medicina territoriale e sui protocolli di cura. Venivamo da mesi difficili, tutti eravamo provati da una gestione difficile dell’assistenza sul territorio, ma c’era l’esigenza di fare chiarezza, portando a conoscenza delle persone non il percepito ma il reale. Abbiamo così pensato di coinvolgere il maggior numero di colleghi possibile e la risposta è stata eccezionale. Il supporto di Ausl e Unimore, inoltre, è stato fondamentale, soprattutto per lo sviluppo di un approccio metodologico. Ciò che ne è scaturito è uno studio quantitativo che mette in evidenza come la medicina generale abbia affrontato la pandemia al fianco dei propri assistiti, in sinergia con le altre articolazioni della sanità territoriale e ospedaliera. Una fatica che è stata riconosciuta con un premio di cui siamo estremamente orgogliosi".