Addio a Christopher Lee: «Da giovane volevo fare il cantante d’opera»

La madre del celebre attore discendeva dalla nobile famiglia modenese Carandin: ecco la sua intervista al Carlino del 1999 FOTO

Christopher Lee durante la visita a Modena nel 1999 mentre stringe la mano allo chef Adrià (alle spalle il  sindaco Barbolini)

Christopher Lee durante la visita a Modena nel 1999 mentre stringe la mano allo chef Adrià (alle spalle il sindaco Barbolini)

Modena, 12 giugno 2015 - Anche sotto la Ghirlandina, Christopher Lee non rinuncia al rito very english del the delle cinque (rigorosamente con latte), accompagnato da un bel sigaro. Il mitico attore «alto, oscuro e raccapricciante» ha nel suo carnet più di 250 film e una miriade di personaggi, da Sherlock Holmes a Rasputin a Frankenstein, ma il ruolo che non gli si staccherà mai più di dosso è quello del conte Dracula. E con noi si lascia andare ai ricordi.

Mister Lee, era mai stato a Modena?

«Ci passai per poche ore, alla fine della guerra. Ero un ufficiale delle forze speciali inglesi e, dopo la liberazione di Roma, andai a trovare mio cugino Nicolò Carandini. Mi condusse in Vaticano e fece aprire per me i musei che erano stati chiusi, e poi mi disse ‘Perché non vai a Modena, vicino a Bologna? C’è la casa della nostra famiglia’. Arrivai a Modena con la jeep e chiesi di visitare il palazzo, ma le contesse non volevano farmi entrare. Sono felice di aver ritrovato questi luoghi».

Nella sua famiglia, tanti furono artisti...

«Il mio bisnonno Girolamo in Australia fondò il primo teatro d’opera di quel continente: aveva sposato una cantante che divenne celeberrima, la chiamavano l’usignolo di Tasmania. Ancora oggi in Australia ricordano Madame Carandini. Mia madre non faceva l’attrice professionista, ma lo era sicuramente dentro di sè. Aveva un temperamento drammatico... Fu mio cugino Nicolò, quando era ambasciatore a Londra, a incoraggiarmi nella carriera: tuttavia, se non avessi fatto l’attore, forse sarei diventato un cantante d’opera».

Perché?

«Nel 1951 cantai a una festa a Stoccolma. Mi ascoltò un signore che mi invitò a teatro per un’audizione. Soltanto dopo seppi che era Jussi Bjoerling, il più grande tenore della Svezia. Trovarono la mia voce eccezionale, ma non avevo abbastanza soldi per rimanere a Stoccolma. Ma forse è meglio così: se fossi stato un cantante, oggi, a 77 anni, non potrei più esibirmi. Invece, come attore, continuo a lavorare moltissimo. E resto un appassionato d’opera: domenica ho assistito alla Tosca a Bologna».

Intanto continuano i ciak. Quali sono i suoi progetti?

«Starò un mese in Nuova Zelanda per le riprese de ‘Il Signore degli Anelli’ di Tolkien. Fra i miei film ce n’è uno a cui sono particolarmente legato: è ‘Jinnah’, l’uomo che fondò lo Stato del Pakistan, un vero eroe».

Basta con i ruoli horror, dunque...

«In verità è da 27 anni che ho chiuso. E’ stato un periodo importante nella mia carriera, non lo nego, ma poi ho voluto fare un completo cambio: certa stampa inglese ancora non me lo ha perdonato».

Perché ha abbandonato Dracula?

«Se trovi un buon personaggio, allora gli costruisci la storia attorno. E invece, negli ultimi film, si voleva inserire a tutti i costi il personaggio nella storia. Due dei miei film di Dracula furono sicuramente di pregio: in altri che mi furono proposti il livello si era degradato. Finché ho detto no».

E oggi ci sono buoni film horror?

«Confesso che ne vedo pochi. ‘Alien’ è stato veramente spaventoso. Ma spesso si ricorre a effetti speciali, a corpi squartati. Un regista come Hitchcock era eccellente perché creava il terrore con ciò che non si vedeva».

Che cosa si aspetta dal Duemila?

«Io mi considero un vecchio signore che ha già visto tanto. Per i giovani, credo che ci sarà tanto da scoprire. Per me, ogni giorno che passa lo considero un plus, un dono».

(Da ‘Il Resto del Carlino’ del 15 dicembre 1999)