Data Center Modena prende forma. Ecco il test sull’edificio

Sopralluogo nel cantiere del cuore tecnologico: eseguite le prove di carico per valutare la resistenza della struttura

Ludovica Carla Ferrari con Carlo Adolfo Porro (al centro) e Gian Carlo Muzzarelli

Ludovica Carla Ferrari con Carlo Adolfo Porro (al centro) e Gian Carlo Muzzarelli

Modena, 12 novembre 2019 - È uno dei cantieri più ambiziosi del progetto Periferie dal valore di 5 milioni di euro, un intervento che consegnerà alla città – dove ora regna il degrado – un vero e proprio cuore tecnologico al servizio delle amministrazioni pubbliche e la ricerca nel campo della sicurezza informatica e l’automotive.

Il fabbricato, nell’area dell’ex Mercato bestiame, è già pronto e visibile, perfettamente in linea con la road map che ha fissato il termine dei lavori (realizzati dal raggruppamento d’imprese guidato da Iti Impresa generale spa di Modena) nella primavera del 2021. Oltre a muri e soffitti non c’è nulla, ma non è difficile immaginare le strumentazioni all’avanguardia e i server che arrederanno e caratterizzeranno i due piani della struttura.

Ieri il cantiere è stato visitato dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli e dal neo-rettore di Unimore Carlo Adolfo Porro. Con loro il presidente di Cambiamo Giorgio Razzoli (la società ha assegnato la gara lo scorso aprile); l’assessora alla Smart city Ludovica Carla Ferrari, il direttore generale del Comune Giuseppe Dieci e alcuni tecnici impegnati nella realizzazione del Data Center, tra cui l’architetto Ilaria Braida e il dirigente Luca Chiantore. Per l’occasione, la struttura è stata interessata ad alcune sollecitazioni e vibrazioni per testarne la tenuta sismica: in particolare, è stata utilizzata una vibrodina, a cura della società Giancarlo Maselli srl, che consentirà di valutare la risposta dinamica dell’edificio e quindi validare i calcoli strutturali realizzati in fase progettuale, già confermati dalla prove di carico statico fatte sul solaio del primo piano a cassettoni.

«Qui si insegnerà anche la ‘cyber security’»

La macchina vibrante impiegata, è in grado di simulare una forza importante di frequenza ed ampiezza, mentre la ‘reazione’ di pareti e soffitti viene misurata con accelerometri fissati in diverse aree del fabbricato. Il futuro Data Center (ne parliamo più ampiamente a fianco) ospiterà tutti i server del Comune e dell’Università con le informazioni più sensibili, andando a sostituire i Ced di enti pubblici e soggetti privati, migliorandone qualità, e potenziando così la rete locale dell’Ict.

Ma non finisce qui: la struttura, infatti, diventerà anche un punto di riferimento nella sicurezza informatica e nel settore Automotive con la sede della Cyber Security Academy e il programma Masa, oltre ad entrare a fare parte della rete dei Data Center regionali. Il sopralluogo di ieri nell’area - l’edificio si sviluppa fuori terra per circa 1600 metri quadri - ha permesso di scoprire spazi e volumi di questo Hub dell’innovazione che sarà caratterizzato da grandi vetrate, lastre di fibrocemento antracite e cemento armato bianco a vista per l’esterno.

«Siamo in una ‘macchina’ che porta Modena nel futuro - esordisce Muzzarelli -. In questo modo Comune e Unimore avranno un contesto all’avanguardia per gestire i dati sensibili della Pubblica Amministrazione e avere una città ancora più competitiva. Al contempo, si compie qui un altro intervento di rigenerazione urbana che, cantiere dopo cantiere e scelta dopo scelta, sta riconsegnando tanti luoghi abbandonati».

Mette l’accento su innovazione e scenari futuri il rettore Porro: «Il Data Center è una delle colonne dell’agenda digitale che svilupperemo ancora di più negli anni a venire. Per l’Ateneo realtà come queste rappresentano una delle frontiere di sviluppo su cui si incardineranno i progetti del domani». Entra nel merito dei lavori l’architetto Braida: «La struttura è completata. Negli step successivi verranno realizzati gli impianti e tutte le opere che qualificheranno il fabbricato. Quello che vedete oggi diventerà una macchina informatica all’avanguardia”. Si concentra sulle prove di sollecitazione strutturale il geofisico Giancarlo Maselli, proprietario dell’omonima azienda: «Con questo metodo avanzato andiamo a fare vibrare l’edificio e controlliamo come si muove usando delle scariche sismiche a frequenza controllata. Questo tipo di prove è particolarmente significativo per la funzione che svolgerà il Data Center fornendo servizi di ‘disaster recovery’ per i Ced».