MARIASILVIA CABRI
Cronaca

Delitto Lepore Santo Domingo, impugnata la sentenza. "Prove raccolte con approssimazione"

I legali della famiglia della vittima dopo il rilascio della Benati: "Telefoni e conti da analizzare a fondo" La replica dell’avvocato di Ilaria: "In un anno di indagini neppure un inidizio a supporto dell’accusa"

Ilaria Benati subito dopo la scarcerazione, circa un mese fa

Ilaria Benati subito dopo la scarcerazione, circa un mese fa

Modena, 7 aprile 2022 - "Siamo sconcertati da questo accanimento nei confronti miei e di Jacopo. Quello che più dispiace è che dovrò attendere ancora qualche mese prima di poter riabbracciare mamma e nonna". La modenese Ilaria Benati è tornata in libertà da poco più di un mese dopo la sentenza di non luogo a procedere emanata nei confronti suoi e del toscano Jacopo Capasso, dopo aver trascorso più di un anno in carcere a Higuey in quanto indagata con l’accusa di essere mandante dell’omicidio della carpigiana Claudia Lepore, trovata cadavere nel frigorifero della sua nuova casa a Bavaro, località turistica vicina a Punta Cana, a Santo Domingo, alla fine di gennaio 2021. Delitto per il quale invece il Gip ha pronunciato sentenza di rinvio a giudizio per Antonio Lantigua, detto El Chino, reo confesso e considerato autore materiale dell’omicidio. Tornata in libertà a fine febbraio, Ilaria aveva un solo desiderio: tornare a Modena dalla sua mamma e dalla nonna. Un rientro ostacolato dall’impugnazione, propria di questi giorni, da parte dell’avvocato dominicano della famiglia Lepore, della sentenza di non luogo a procedere nei confronti dei due italiani.

"Nella tragica vicenda di Claudia Lepore – affermano i legali italiani della famiglia Lepore, avvocati Enrico Aimi e Giulia Giusti – sono stato tanti gli elementi incomprensibili, a partire dalle difficoltà incontrate nella traduzione in udienza degli imputati, alle attività investigative e alle varie decisioni. Dallo studio della sentenza, i colleghi dominicani ci hanno evidenziato molteplici perplessità dovute ad un contrasto tra le statuizioni del Primo Giudice e le decisioni della Suprema Corte. Si tratta di questioni di carattere tecnico afferenti al diritto processuale dominicano, sulle quali si pronuncerà il Giudice di legittimità. Ciò che ci preme è mettere in luce come le prove siano state raccolte con estrema approssimazione: i computer e i telefoni cellulari sequestrati, in cui sarebbero contenute, secondo noi, prove decisive per la ricostruzione di quel delitto, non sono stati analizzati nel contenuto perchè ‘protetti dalla password’ o perché ‘privi del cavo di alimentazione’. Muoviamo critiche anche al lacunoso approfondimento delle indagini contabili sui conti correnti delle parti e, segnatamente, quelli di Claudia Lepore, non esaminati nelle annualità precedenti al 2020 così come avevamo rappresentato. Purtroppo, ci scontriamo con i limiti dovuti alla distanza e alle diversità culturali (e processuali); per questo non si può prescindere dalla fiducia nell’operato e nella competenza dei colleghi locali, incaricati dalla famiglia. Rimaniamo ìin fiduciosa attesa di conoscere la decisione del giudice dell’impugnazione".

"Alla ricerca di un movente, gli inquirenti domenicani, in oltre un anno di indagini non hanno trovato neppure un indizio che potesse supportare l’ipotesi d’accusa – replica l’avvocato Luca Brezigar, difensore di Ilaria e di Jacopo –. La sentenza di non luogo a procedere nei loro confronti significa che non dovevano essere neppure processati e che la loro detenzione ha rappresentato una delle più gravi ingiurie ai diritti umani e civili. Ora con questa azione, gli avvocati della famiglia Lepore, tra l’altro, impediscono il rientro dei due ragazzi in Italia, dove alla luce dell’istruttoria non avremmo avuto alcun timore di confrontarci con la nostra magistratura, affinché una volta per sempre emerga agli occhi della gente la verità".