EUGENIO TANGERINI
Cronaca

E Fabio Poggi svela un retroscena: "Non ho votato Antonio Carpentieri"

Il consigliere Pd: "Nulla contro di lui ma volevo mostrare la mia solidarietà al gruppo dopo le ingerenze"

E Fabio Poggi svela un retroscena: "Non ho votato Antonio Carpentieri"

Modena, 9 luglio 2024 – Adesso si fa sul serio. Messe da parte le cortesie istituzionali di una settimana fa, arriva per il Consiglio comunale l’ora del primo voto pesante sul documento di indirizzo del sindaco. Ma prima si consuma con una raffica di interventi il solito rituale della democrazia rappresentativa. Non può andare diversamente, visto che sono chiamati a parlare undici gruppi consiliari, di cui ben otto formati da una sola persona. Così l’afa aumenta di ora in ora, ma più che la posta in gioco sembrano pesare gli psicodrammi in casa Pd. Comunque è un supplizio non cavarsi la giacca.

Ci riescono per dovere d’ufficio il sindaco Massimo Mezzetti, che rinuncia alla cravatta, e il presidente del Consiglio Antonio Carpentieri, a suo agio nel nuovo ruolo, mentre dal fronte di minoranza si distinguono per elegante disinvoltura Luca Negrini di Fratelli d’Italia e Giovanni Bertoldi della Lega. Tra i banchi riempiti alla spicciolata salta agli occhi una novità. Nell’angolo più lontano dal tavolo di giunta, a fianco di Maria Grazia Modena (Modena per Modena) e Katia Parisi (Modena civica), siede anche Grazia Baracchi, già assessora con Muzzarelli e recente protagonista di un caso scottante: molte preferenze alle urne, niente posto in giunta. Così ha rotto con il partito e fondato un suo gruppo consiliare, Spazio democratico. Non è uscita dalla maggioranza e assicura "correttezza e lealtà", anche se ribadisce la sua "delusione per il metodo".

Aria pesante, ma a rompere il ghiaccio provvede Paolo Ballestrazzi, il decano del Pri che sfoggia una camicia hawaiana: "Vedo che ti hanno già messa nel banco dei cattivi", dice rivolto alla Baracchi, strappandole un accenno di sorriso. Poco distante la professoressa Modena, il cui tailleur ha virato dall’azzurro della prima seduta al rosso odierno, esordisce con un "Cari colleghi" di cui sembra subito pentirsi "vista l’accoglienza freddina" del civico consesso. Poi si lancia nel commento al "libro dei sogni" del primo cittadino, da cui emergono profonde diversità di vedute soprattutto in tema di sanità, urbanistica e mobilità urbana. C‘è da dire che quella zona dell’aula è la più bollente. Fabio Poggi (Pd) svela pubblicamente un retroscena piuttosto clamoroso. "La volta scorsa non ho partecipato al voto sul nuovo presidente del Consiglio e ho fatto in modo che nessuno, o quasi, se ne accorgesse". Sfiducia in Carpentieri? "Macché. Non votare è stato un atto di solidarietà verso i colleghi, dopo le pressioni, ingerenze e ritorsioni subìte dal gruppo Pd. E anche una forma di rispetto per il ruolo che ho ricoperto (è stato presidente del Consiglio nella passata legislatura). Non si può essere prevaricati da chi preferisce dare interviste ai giornali".

Fuor di metafora, a Poggi non sono andate giù le pressioni dei vertici nazionali e regionali per inserire un esponente dell’area Schlein (l’ex assessore Andrea Bosi) in giunta o alla presidenza consiliare: una moral suasion cui il gruppo Pd si è sottratto. Lo sfogo pare un avallo indiretto all’operato della segretaria cittadina del partito e neo assessora Federica Venturelli, oggi nell’occhio del ciclone per il doppio incarico. Grazia Baracchi, da parte sua, preferisce volare alto: niente riferimenti personali. Cita Piero Calamandrei sulla Costituzione ("Non è una macchina che messa in moto va avanti da sé") e don Lorenzo Milani: "Nulla di più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali". Katia Parisi, invece, non usa mezzi termini nell’attaccare il primo cittadino (Modena civica, rimasta fuori dalla giunta è uscita dalla maggioranza), salvo poi astenersi al momento del voto sul documento di programma. "Conosciamo tutti – sbotta – la legge sui poteri del sindaco, ma contestiamo l’inadeguatezza nel gestire le consultazioni da parte di Mezzetti: si è sottratto al confronto, causando una spaccatura". E poi l’affondo: "Mezzetti, in merito alle nostre osservazioni di carattere politico, non faccia riferimento a violazioni di norme, altrimenti se ne assumerà le responsabilità nelle opportune sedi". Il sindaco, nel suo intervento finale, ha preferito non replicare.