Scuola Modena, "Effetto pandemia sui docenti: meno autonomia, carichi maggiori"

Lo dice un’indagine della Cgil: "Più evidente l’invasività delle famiglie anche a causa della dad"

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di Alberto Greco

"Appesantiti ma non demotivati". Questa la sintesi di Claudio Riso, segretario sindacato FlcCgil, sulla indagine che analizza la condizione professionale del personale della scuola, dopo 2 anni di pandemia in provincia. La fotografia che, getta uno sguardo su come mesi di lockdown e didattica a distanza abbiano influito sulla qualità del lavoro, la didattica, la partecipazione, la sicurezza ed il riconoscimento professionale è stata condotta tra febbraio e marzo 2022 da Ires Cgil Emilia-Romagna. L’indagine (in foto la presentazione) ha coinvolto 63 lavoratori, in maggioranza donne (85,1%), che rappresentano per l’82,1% il corpo docente e per il 17,9% i collaboratori scolastici, assistenti tecnici e amministrativi (Ata), espressione tanto del personale a tempo indeterminato (76,2%) che di quello con contratti precari. Quasi la metà di loro (45,8%) lavora nella scuola da oltre 20 anni. "L’indagine – afferma Riso – fotografa una trasformazione del lavoro nella scuola e segnala che è cambiato il lavoro del docente, ma è cambiato anche il lavoro dei tecnici, degli amministrativi e dei collaboratori scolastici. Ed è cambiato perché è evidente l’invasività delle famiglie nel lavoro del docente. Si è ridotta, infatti, l’autonomia dei docenti e degli insegnanti, poiché sempre di più i dirigenti da una parte e le famiglie dall’altra interferiscono in qualche modo e condizionano il lavoro dei docenti. Quello che è il lavoro intellettuale basato sul principio costituzionale della libertà di insegnamento è un lavoro che in realtà deve sottostare ad obiettivi che qualcun altro definisce. La pandemia ha acuito queste cose". Dalla analisi dei dati, esposti da Fabjola Kodra, ricercatrice dell’Ires Cgil, emerge una realtà in chiaroscuro del mondo della scuola. Tra i punti di maggiore criticità si segnala un aumento dei carichi di lavoro (per 85,1% degli intervistati) e un aumento del tempo di lavoro (per il 75,7%). Molti hanno segnalato anche l’aumento del tempo di connessione per motivi di lavoro, come ad esempio e-mail, whatsapp e altri strumenti digitali (69,8%), l’aumento delle pratiche burocratiche (67,7%) e la duplicazione delle attività da svolgere (64,7%). Poco lusinghiero anche il giudizio sulla dad (didattica a distanza). Quasi la metà degli intervistati pensa che indebolisca l’autorevolezza dell’insegnante a causa dell’interferenza delle famiglie. La gran parte degli insegnanti chiede un aumento degli stipendi, investimenti nelle strutture e infrastrutture nella scuola, assunzione stabile di nuovo personale.