CronacaElisabetta Canalis, Lormar: "Nessun illecito contro la showgirl"

Elisabetta Canalis, Lormar: "Nessun illecito contro la showgirl"

Ricorso in appello dopo la condanna per sfruttamento di immagine

Elisabetta Canalis il giorno della presentazione come testimonial della Lormar

Elisabetta Canalis il giorno della presentazione come testimonial della Lormar

Carpi (Modena), 24 ottobre 2019 - Dopo aver perso il primo round, Lormar affila le armi contro Elisabetta Canalis per vincere il giudizio di appello contro la nota showgirl che fu testimonial di una linea di intimo prodotta dall’azienda carpigiana. Si terrà la prossima primavera a Milano l’udienza in seguito al ricorso presentato da Lormar, assistita dall’avvocato Antonio Giuffrida, contro la sentenza con cui, nel maggio 2018, i giudici del tribunale meneghino hanno condannato l’azienda perchè avrebbe continuato ad utilizzare per un anno oltre la scadenza del contratto, quindi illecitamente, l’immagine di Canalis per pubblicizzare biancheria intima. Il contratto come testimonial concedeva alla griffe carpigiana lo sfruttamento esclusivo dell’immagine e del nome della soubrette dal primo marzo 2013 al 31 marzo 2014 per un compenso di 110mila euro.

Secondo i giudici Lormar avrebbe continuato ad utilizzare l’immagine fino a marzo 2015: nonostante non si veda un volto intero ma solo capelli scuri e bocca di donna e sebbene le foto siane state ritoccate togliendo i tatuaggi (si parla anche di presunte manipolazioni non autorizzate) in quel seno ’scolpito’ il pubblico di consumatori avrebbe continuato a riconoscere senza ombra di dubbio il corpo di Elisabetta Canalis. Ed è stato considerato illecito anche l’utilizzo del nome ’Eli’, dato alla linea di biancheria perchè è lo stesso pseudonimo utilizzato dalla showgirl.

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Lormar è stata condannata a pagare 130mila alla società che gestisce i diritti di immagine di Canalis e 30mila euro a quest’ultima, ma non è affatto intenzionata ad arrendersi. Nelle pagine del ricorso l’avvocato Giuffrida smonta l’accusa pezzo per pezzo. Secondo la difesa, Canalis è stata resa totalmente irriconoscibile: sul sito internet di Lormar il pubblico poteva continuare a vedere reggiseni indossati da una modella a cui non veniva mai accostata l’immagine della showgirl. «Il viso, il volto o la faccia che dir si voglia è ciò che ci distingue gli uni dagli altri - scrive l’avvocato - ritrarre mediante fotografia significa, nel linguaggio comune ed anche per il diritto, produrre un’immagine del soggetto ritratto, che sia riconoscibile attraverso il volto». Un corpo senza volto, «come l’armatura de ’Il cavaliere inesistente’ di Italo Calvino, può appartenere a chiunque; non, invece, il viso».

E per quanto riguarda l’utilizzo dello pseudonimo, Lormar ha provato che la ’Eli’ dei reggiseni in questione originariamente non era la Canalis: già nel catalogo 2002 veniva presentata una linea di intimo con questo nome. Tra le centinaia di migliaia di ’Elisabette’ che si trovano nel mondo, si legge nel ricorso, molte sono vezzosamente chiamate ’Eli’.