Ferrari sotto ricatto Raid informatico, rubati i dati dei clienti "Non cederemo"

I malviventi sono riusciti a entrare nel database della Casa di Maranello. Minacciano di divulgare o rivendere informazioni anagrafiche. Richiesta di milioni di euro, ma l’azienda è determinata a non pagare.

Ferrari sotto ricatto   Raid informatico,   rubati i dati dei clienti  "Non cederemo"

Ferrari sotto ricatto Raid informatico, rubati i dati dei clienti "Non cederemo"

di Gianpaolo Annese

"Siamo in possesso dei dati dei vostri clienti, pagate o li divulgheremo". È in sintesi il ricatto in lingua inglese piombato sulla Ferrari lunedì sera che sta turbando da qualche ora la casa di Maranello comunque decisa "a non accogliere alcuna richiesta". Uno dei numerosi tentativi a cui la ’Rossa’ è stata sottoposta in questi anni (l’ultima a ottobre quando il Cavallino Rampante smentì la riuscita di un attacco per sottrarre 7 gigabyte di informazioni) e che stavolta è andato a segno.

A rendere nota la vicenda è stata la stessa azienda con una nota nella quale si sottolinea tra l’altro che "abbiamo immediatamente avviato un’indagine in collaborazione con una società di cybersicurezza leader a livello mondiale". Sono state inoltre informate le autorità competenti "e siamo certi che faranno tutto quanto in loro potere nello svolgimento delle indagini".

Quindi viene esplicitato che "in linea con la propria policy aziendale, Ferrari non accoglierà nessuna richiesta di riscatto in quanto acconsentire a simili richieste finanzierebbe attività criminali e permetterebbe agli autori delle minacce di perpetuare i loro attacchi. Nella convinzione che la migliore linea d’azione sia quella di informare la nostra clientela, abbiamo notificato ai nostri clienti la potenziale esposizione dei loro dati e la natura dell’evento".

E d’altronde anche pagando fino all’ultimo centesimo nessuno in realtà è in grado di assicurare che queste informazioni non vengano comunque impiegate dai malviventi per i propri fini essendo i file e i dati delle copie digitali.

Non viene diffuso al momento l’ammontare della richiesta di riscatto (secondo indiscrezioni comunque si tratterebbe del corrispettivo di milioni di euro), e in quale valuta è stata espressa (euro, dollari o criptovalute per esempio). Né quanti sarebbero i clienti i cui dati sarebbero finiti nelle mani dei cybercriminali: si tratta comunque di informazioni anagrafiche (nomi, cognomi, indirizzi), non gli estremi del conto corrente per intenderci, né come può succedere ad aziende di questa portata, disegni, prodotti e brevetti, molto preziosi sul mercato.

L’idea probabilmente sarebbe quella di utilizzare in proprio o rivendere questi dati a gruppi industriali interessati a profilare clienti facoltosi. È difficile al momento stabilire come tecnicamente i criminali siano riusciti a penetrare i data base commerciali della Ferrari: saranno le indagini a fare luce anche in questo senso.

"Ferrari tratta molto seriamente il tema della privacy dei propri clienti e comprende l’importanza di quanto accaduto – specifica ulteriormente la nota – Abbiamo collaborato con esperti per rafforzare ulteriormente i nostri sistemi, della cui solidità siamo fiduciosi. Possiamo inoltre confermare che la violazione non ha avuto alcun impatto sull’operatività della nostra azienda".

Vicinanza alla Ferrari arriva dal segretario generale della Uilm di Modena Alberto Zanetti: "Auspichiamo che le indagini possano portare alla cattura di chi intende oramai quotidianamente mette a rischio il lavoro onesto di migliaia di persone, collaboratori e clienti di un grande e storico marchio del nostro territorio".