Frida e le altre, la femminilità della memoria

Nella piazzetta del San Filippo Neri a Modena inaugura questo pomeriggio la mostra ’Storie di donne, storie di guerra: Fossoli 1944’

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di Chiara Mastria

Frida Misul che sopravvisse ad Auschwitz grazie alle proprie capacità canore, di cui ricorre il centenario dalla nascita. Ma anche Liana Millu e Giuliana Tedeschi, tra le prime a raccontare del campo di sterminio all’Italia del dopoguerra, la bambina assassinata dalla logica razzista del fascismo Emilia Levi, le tre sorelle Baroncini, Maria Marchesi e Julia Bertolotti, rispettivamente le mogli di Odoardo Focherini e Giangio Banfi. Sono le protagoniste della mostra ‘Frida e le altre. Storie di donne, storie di guerra: Fossoli 1944’ che inaugura oggi pomeriggio alle 18 nella piazzetta coperta del San Filippo Neri, a Modena in via Sant’Orsola 52, e che il Centro documentazione donna, la Fondazione Fossoli e l’istituto Storico promuovono in occasione del Giorno della memoria 2022. A queste donne è affidato il racconto inedito di chi, con cura e concretezza, ha quotidianamente opposto il proprio corpo alla violenza della guerra vorticando attorno al campo di transito di Fossoli che dall’Italia portava al Reich. "Sette biografie per sette donne – racconta la curatrice della mostra, Elisabetta Ruffini – accomunate dall’aver messo il proprio corpo dentro la storia e rischiato sé stesse per un mondo più bello. I loro volti, che abbiamo voluto grandissimi ad accogliere il visitatore dentro la mostra, lo esprimono in maniera molto forte. In questi profili abbiamo provato a evocare tutte le storie di deportazione che partono da Fossoli. Politiche e razziali, ma non solo. Anche di quelle donne che lì avevano i loro cari, per le quali il sostegno al marito era diventato sostegno a tutti i detenuti. In queste donne – continua Ruffini – si ritrova l’idea di bellezza come capacità di prendersi cura della vita nei suoi diversi aspetti e renderla un luogo accogliente in cui costruire un futuro aperto a pace, dialogo e confronto tra diversità".

Una mostra che, parlando della tragedia dell’Olocausto, parla della contemporaneità: "Queste storie ci permettono di comprendere l’importanza delle scelte dei singoli e delle responsabilità che si sono assunti nel contribuire alla determinazione della storia, un tema molto importante e attuale – spiega Caterina Liotti, storica del Centro documentazione donna –. Questa mostra vuole essere uno stimolo alla partecipazione e all’attivarsi ogni volta che vediamo dei soprusi".