Giuseppe Checchia aggredito fuori dalla discoteca, l'amico: "So chi l'ha ferito"

Gli amici del 19enne in fin di vita si sono ritrovati davanti all’ospedale. Uno rivela: "Se i carabinieri lo trovassero, potrei identificarlo". La mamma: "Voglio giustizia"

Giuseppe Checchia e la mamma durante il collegamento tv

Giuseppe Checchia e la mamma durante il collegamento tv

Modena, 12 ottobre 2022 - Si sono ritrovati davanti all’ospedale di Baggiovara, con cartelli e fotografie di Giuseppe Checchia, gli amici del 19enne ricoverato in gravissime condizioni dopo essere stato ferito alla testa con un grosso sasso fuori da una discoteca nel Reggiano. Ieri pomeriggio hanno voluto portare conforto alla mamma del giovane, che ora si trova in rianimazione. "Siamoarrivati in discoteca intorno a mezzanotte. Eravamo in cinque ma a fine serata siamo rimasti in tre. Avevamo capito che quel gruppo, composto da oltre trenta persone, cercava guai già all’interno del locale e, dopo essere stati aggrediti prima verbalmente e poi fisicamente, abbiamo cercato di andarcene proprio per evitare situazioni spiacevoli. Sono corso a prendere l’auto ma, appena un minuto dopo, ho trovato Giuseppe con la testa ricoperta di sangue". E’ ancora sotto choc Ahmed, così lo chiameremo, uno degli amici che all’alba di domenica si trovava insieme a Giuseppe, colpito quasi a morte da un giovane ancora ignoto con una pietra, scagliata con violenza contro la testa del ragazzo.

La mamma in tv dalla D'Urso: "La vita di mio figlio appesa a un filo" - 

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La mamma della vittima, Domenica Basile, ieri al Carlino aveva sottolineato come non si fermerà davanti a niente, "fino a quando i responsabili non saranno individuati e assicurati alla giustizia".

"Siamo arrivati intorno a mezzanotte nel locale e stavamo ballando – racconta l’amico che, temendo ritorsioni, preferisce restare anonimo – subito ci siamo accorti che uno del gruppo cercava ’rogne’: aveva già iniziato ad offenderci senza alcun motivo. Non li conosciamo, lo premetto, non li avevamo mai visti prima ma sicuramente erano entrati in discoteca per fare a botte. Quando abbiamo capito quale fosse la loro intenzione – sottolinea ancora il ragazzo – siamo usciti dal locale. Erano circa le quattro del mattino e appena abbiamo messo piede fuori ci hanno aggredito. Erano sicuramente ubriachi – spiega ancora – prima ci hanno insultato verbalmente: c’erano alcuni italiani mentre gli altri erano albanesi e marocchini. Saranno stati in quaranta e hanno iniziato a metterci le mani addosso. Subito dopo sono arrivati i buttafuori e noi tre, io, Giuseppe e mio cugino ci siamo incamminati verso la discesa che porta alla strada per andarcene. Ho detta mio cugino e a Giuseppe di aspettarmi un istante: sono andato a prendere l’auto ma, quando sono tornato, ho trovato Giuseppe attaccato al guard rail. Aveva la testa rotta, è svenuto tre o quattro volte. L’ho caricato in auto e portato all’ospedale di Sassuolo. Mio cugino mi ha spiegato durante il viaggio che uno di quel gruppo ha scagliato contro di loro quel grosso masso: mio cugino è riuscito a schivarlo ma Giuseppe no, lo ha colpito in pieno volto. Non credo i carabinieri lo abbiano trovato: lo avranno nascosto ma se mi mostrano una foto io l’aggressore sono certo di riconoscerlo".

La mamma del giovane, in lacrime ha spiegato come la vita del figlio sia purtroppo appesa ad un filo: "Mi aveva salutato tre ore prima dicendo: ’ciao mamma, vado a ballare’. Poi è arrivata quella telefonata terribile: chiedo giustizia per me e per tutte le altre mamme, nessuno deve più vivere una situazione del genere. I responsabili devono essere individuati e pagare per quello che hanno fatto".

«Io non c’ero – ha sottolineato un altro amico del 19enne – ma chiedo giustizia. Non si può andare a ballare e subire una cosa del genere". "Ci conosciamo da quando siamo bambini – spiega Andrea Dacunzo – Giuseppe è una persona eccezionale, un ragazzo dolce ed emotivo e quello che gli hanno fatto ha rovinato dentro tutti quanti. Siamo una compagnia e tutti lo adoriamo: ci incontriamo nel nostro quartiere, alla polisportiva Gino Nasi". "Siamo amici di infanzia io e Giuseppe – racconta infine Asia Lodi, stringendo un cartello con le foto di Giuseppe – siamo tutti qua per lui".