Green pass, i tabaccai sul piede di guerra "Impossibile controllare tutti i clienti"

Sconcerto e rabbia tra i gestori delle rivendite: "La burocrazia sta prendendo il sopravvento sulle norme di prevenzione" "Molti di noi sono soli e diventa tutto più difficile. Ci chiediamo se a Roma si rendono conto delle decisioni che prendono"

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di Stefano Luppi

I tabaccai modenesi protestano con forza e non potrebbe essere altrimenti viste le recenti decisioni del governo che li riguardano: "Dal primo febbraio - dicono in coro - dovremo controllare il Green pass prima di fare accedere i clienti? Ma si rendono conto che prendono decisioni fuori dalla realtà?". Le polemiche che in queste ore stanno investendo l’esecutivo per alcune decisioni – anche quella della mancata pensione se non si ha il certificato verde fa discutere non poco – portano a parole di fuoco nei negozianti dei "sali e tabacchi" del centro storico. "Vorrei usare un francesismo – dice Maura Messori della tabaccheria Torre davanti alla Ghirlandina – ma diciamo che la ritengo una cosa errata. Anzitutto le decisioni vengono prese da chi non ha idea di cosa sia una tabaccheria: io perderò più tempo a controllare il Green pass dei clienti che a vendere un gratta e vinci o un pacchetto di sigarette. Nel primo lockdown siamo rimasti aperti perché eravamo considerati essenziali e oggi? Non dimentichiamo che abbiamo anche il servizio di pagamento delle bollette e le ricariche telefoniche. Certo faremo i controlli a campione".

D’accordo con lei è il collega Giuliano Lugli della tabaccheria di piazza Grande: "Ma come faccio? Io sono solo, sarà un grande disagio aspettare il pubblico sulla porta visto che qui passano in centinaia ogni giorno; inoltre se sto servendo un cliente chessò, perché devo vendergli una pipa, mi ci viene una lunga fila fuori". Pochi passi e in via Castellaro lavora John, di origine cinese: "Noi abbiamo anche il bar, siamo in due con due entrate e dobbiamo ancora capire come fare. Per fortuna abbiamo il distributore di sigarette all’aperto e forse così riusciremo a evitare troppe file. Però ci vorrà senza dubbio una persona in più visto che i clienti senza Green pass già oggi non possono entrare a prendersi il caffè". La sensazione è che la burocratizzazione del Covid stia prendendo il sopravvento anche a scapito della fondamentale esigenza di sicurezza necessaria a evitare soprattutto che gli ospedali siano in futuro più in difficoltà di quanto già non lo siano. Il nei ’tabacchini’ che ormai sono piccole cartolerie oppure appunto anche bar porta da Roberto Nadalini che gestisce il Tabacchi davanti al Duomo, nel palazzo della Diocesi: "Sono le classiche decisioni prese senza essere in contatto con la realtà. Qui viene gente a getto continuo e come farò a controllare a tutti il certificato verde? Rischio file perché già ora ho difficoltà nel servire velocemente i clienti. Poi non comprendo: l’ottico non deve esibire il Green pass nonostante in quel tipo di negozio si stia più tempo e nonostante il professionista sia maggiormente a contatto fisico col cliente. Che scelte: io devo lavorare non litigare con la gente o fare il poliziotto per conto dello Stato. Il governo dovrebbe mandare qualcuno in tabaccheria a controllare che colpa ne ho io se qualcuno non è vaccinato?".

Infine Daniele Leggio che gestisce ’Canalchiaro 75’ lungo il corso: "Secondo me è impossibile da applicare questa norma, vendere il pacchetto di sigarette impiega 20 secondi tra me e il cliente mentre se quest’ultimo deve prendere il suo telefono, cercare il Green pass e poi farmelo leggere tramite la mia applicazione i tempi si allungano molto. Tutto allucinante".