Green pass: ristoratori e baristi divisi "Diteci come possiamo controllare tutti"

C’è chi è d’accordo, chi per niente e chi si è del tutto rassegnato: dentro e fuori dal centro non tutti reagiscono allo stesso modo

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di Giulia Beneventi

Il giorno dopo l’annuncio di estensione del Green pass, le reazioni raccolte dai ristoratori e baristi modenesi sono diverse. C’è chi è d’accordo con la soluzione ‘tranchant’ alla francese, chi invece no. Altri si mostrano determinati a tutto pur di poter continuare a lavorare, ma nella loro voce si percepisce un’amara rassegnazione. Ad accomunare tutti nella perplessità però una cosa c’è: come si fa a tenere davvero sotto controllo gli accessi?

"Dovrebbe essere responsabilità di un ente pubblico, non mia - considera Carolina Progulaks, del ristorante Ok Amigo. Se qualcuno si rifiuta di mostrare il proprio Green pass, io non posso certo costringerlo". Va detto che finché la stagione è questa, per chi come lei ha una distesa grande, ancora troppi problemi non si pongono: l’obbligo infatti interessa solo i clienti che consumano al tavolo, dentro. "In generale io non sono d’accordo col fatto di rendere obbligatorio il Green Pass e quindi anche la vaccinazione - puntualizza -. Lo capisco solo per chi ne ha bisogno ed è fragile. Per esempio qui nessuno è vaccinato, a parte i miei genitori, appunto per ragioni di salute".

"Quello che mi da fastidio - considera invece Rosanna Padovano (pizzeria La Lampara) - è che lo Stato non impone formalmente l’obbligo di vaccino, ma costringe i ristoratori a lavorare in condizioni di disagio". Se poi di nuovo qualcuno non è d’accordo "cosa faccio - chiede - mi impongo io?". "Detto questo - chiude - se ci dicono che si deve fare così, si farà. Già adesso però stiamo andando avanti ‘sul chi va là’, di certo questa cosa non aiuta". Matteo Dell’Orco, del bar Miami, si dice invece "preoccupato pensando a chi il Green pass continuerà a non averlo". "Vorrebbe dire - spiega - che in tanti non si saranno vaccinati e in autunno rischiamo di dover chiudere tutto di nuovo". Piuttosto allora, meglio il pass verde: "Mi barcameno da un anno e mezzo in pandemia, il Covid mi sarà costato 40mila euro. Preferisco così che tornare allo stop forzato. Qui poi quasi tutti i clienti sono fissi, i loro pass li dovrò controllare le prime volte poi basta".

Discorso che cambia radicalmente in centro storico: "Col via vai che c’è di solito, non so davvero come faremo a controllare - considera Maria Papasodaro, del bar Calypso - una persona in più potrebbe essere utile ma a meno che non la paghi lo Stato, io non riesco ad assumere nessun altro. La mattina poi vengono molti clienti anziani, non mi aspetto che siano tutti con lo smartphone e il Qr code, piuttosto col foglio stampato. Se lo dimenticano, o lo perdono, li devo cacciare via?".

Questa storia del Green pass "è un’esagerazione" secondo Daniele Berselli (Al Vinelli), che lavora dentro il mercato Albinelli. Uno spazio che neanche due mesi fa è rimasto ’bloccato’ dal fatto che si poteva servire solo all’aperto, ora potrebbe vedere ripetersi quasi lo stesso copione, alla stregua di tutti i locali che non hanno una distesa o un dehor. "Secondo me – ipotizza – a ottobre o novembre, delle altre limitazioni non ce le toglie nessuno". "Questa storia del Green pass – continua – sta addossando su noi gestori questa incombenza, quando la realtà è che lo Stato non è in grado di prendersi le sue responsabilità. Ne è un esempio la finale degli Euopei: permetti assembramenti di migliaia di persone e poi ti ’sorprendi’ se aumentano i contagi. Non ha senso". "Io personalmente – chiude – non mi sono ancora vaccinato, preferiscoo aspettare e vedere se questi vaccini funzionano davvero oppure no".

"Io non sono contrario all’obbligo del Green pass – ribatte Stefano Brandoli, del bistrot Vicolo 8 –. L’alternativa è quella di dover andare incontro ad altre chiusure in autunno e, onestamente, non è proprio il caso". "Detto questo – precisa – dobbiamo ancora essere indirizzati bene su come poter essere sicuri che il pass sia davvero valido. Quali sono, insomma, gli strumenti. Perché se parliamo del totale di coperti all’interno, contando sia questo che l’altro locale Osteria 8.2, non sono numeri impossibili da gestire".