Modena, vive in casa per un anno. "Ero schiava del gioco online"

La storia di Chiara, che si è isolata dal mondo come gli ‘Hikikomori’ giapponesi

Chiara Santioni, studentessa di 23 anni

Chiara Santioni, studentessa di 23 anni

Modena, 1 maggio 2018 - «Ho deciso di raccontarmi perché so che è difficile uscirne; non ci si rende conto di avere un problema. Spero che la mia storia possa essere d’aiuto ad altri ragazzi». Chiara Santioni è una studentessa di 23 anni di Modena. A 18 anni resta ‘intrappolata’ nella rete, abusa del gioco online e ne diventa dipendente, tanto da trascorrere un anno intero chiusa in camera. Il suo ruolo, quello della maga coraggiosa in ‘Demon Slayer’, la aiuta a non pensare alle difficoltà della vita e a sentirsi indispensabile per il gruppo di giocatori. Poi, un giorno, scopre il significato dell’amicizia, quella vera, e si salva. Il suo intento, oggi, è quello di lanciare un messaggio ai coetanei, affinchè capiscano che, la dipendenza da gioco arriva a togliere la voglia di vivere.

Chi è Chiara oggi?

«Una persona prima di tutto, mentre per un anno è stata una pedina virtuale, una maga in grado di aiutare gli altri. Lavoro come barista e, la sera, studio per diplomarmi in economia aziendale».

Sei stata a lungo dipendente dal gioco...

«Per un anno; arco di tempo in cui non mi sono mai o quasi staccata dal computer».

Come inizia la tua storia?

«Sono passati circa sei anni; ne avevo 18 all’epoca e mi sentivo tanto triste. Avevo lasciato gli studi e, contemporaneamente, il mio fidanzato aveva lasciato me dopo una storia di tradimenti e litigi. Ero caduta in una sorta di depressione».

Non hai chiesto aiuto a nessuno?

«Mia mamma e mia sorella erano spesso fuori per lavoro e io avevo una sola amica, che comunque in quel momento non sarebbe riuscita a consolarmi. Così sono venuta a conoscenza di quel gioco on line: Demon Slayer e mi ci sono persa».

Cosa è capitato?

«E’ diventata la mia vita per un anno; sentivo di non aver bisogno di altro perché là dentro, nel gioco, potevo essere finalmente chi volevo».

Come funziona il gioco?

«Ci sono tanti personaggi ai quali sono affidate varie missioni da portare a termine e si formano gruppi diversi: alcuni sono amici, altri rivali».

E tu chi eri?

«Ero la maga coraggiosa: una persona forte, molto utile e soprattutto indispensabile all’interno del gioco, quello che non mi sentivo di essere nella vita reale».

Com’erano le tue giornate?

«Interamente dedicate a combattimenti e compiti da svolgere, ma solo sulla rete. Stavo attaccata lì tutto il giorno; da quando mi svegliavo a quando andavo a letto e spesso mangiavo davanti al monitor, ad eccezione delle volte in cui mamma si arrabbiava e mi obbligava a sedermi a tavola con loro».

Uscivi ogni tanto?

«Molto raramente, quasi non ricordo le occasioni in cui è successo e dormivo pochissimo per non staccarmi dalla rete: era un’ossessione e quelli erano i miei amici o gli unici che riconoscevo come tali. Parlavamo in chat nel gioco poi con alcuni ci sentivamo anche su Skype:

discutevamo pure su diversi temi, non solo dei nostri personaggi. Come se quegli Avatar fossero compagni di classe seduti ad un tavolo per un caffè. Le poche volte che la mia amica è venuta a trovarmi, ho provato pure a convicerla di entrare nella mia vita virtuale. Ho anche subito minacce da un ‘rivale’ che a tutti i costi voleva il mio numero di telefono».

Lo hai denunciato?

«Non ne ho parlato con nessuno, nonostante avessi paura ma, alla fine, ho risolto anche in questo caso dentro la rete: mi hanno difesa gli altri componenti del gioco».

Eri felice?

«Non pensavo a quello che c’era fuori: quello era il mio mondo e non mi veniva in mente altro, ma ero spesso nervosa e triste. Non stavo bene, dormivo pochissimo e mi arrabbiavo anche nel gioco. Trascorrevo le giornate tra letto e divano».

Poi cosa è accaduto?

«La svolta è arrivata quando ho deciso di tornare a scuola, a 19 anni. Studiando, avevo meno tempo per giocare e, all’improvviso, ho conosciuto persone ‘vere’. Sono stati gli amici a salvarmi: hanno capito il mio problema e mi hanno coinvolto in tante cose, facendomi amare la vita reale. E’ stata una cosa spontanea. Finalmente avevo obiettivi reali da raggiungere».

Gli amici virtuali come l’hanno presa?

«Ho spiegato loro che avevo bisogno di vivere».

E oggi giochi ancora?

«Solo col mio fidanzato, una volta a settimana e per lo più con giochi da tavolo, ma sto benissimo anche senza. Quando ti disconnetti resta il vuoto; quando hai una vita reale, hai tutto ciò che conta».