"Holostem va salvata, lo dobbiamo ai pazienti"

L’azienda è in liquidazione, parla De Luca: "Le nostre terapie aiutano chi soffre di malattie rare, per il pareggio di bilancio serve pazienza"

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di Alberto Greco

A Holostem Terapie Avanzate una ottantina di dipendenti di questa azienda, partecipata da Unimore, dai professori Michele De Luca e Graziella Pellegrini e con capitale controllato per il 65% da Valline srl, conta tristemente e con rassegnazione i giorni che mancano alla chiusura della società con sede presso il Centro di Medicina Rigenerativa (Crm) ’Stefano Ferrari’. L’azienda è in liquidazione. Prima azienda biotecnologica al mondo dedicata allo sviluppo, alla produzione, alla registrazione e alla distribuzione di prodotti per terapie avanzate basati su colture di cellule staminali epiteliali per terapia cellulare e genica, da 14 anni costituisce un punto di riferimento nel panorama scientifico nazionale e internazionale nel campo delle malattie rare ed un’ancora di speranza per centinaia e migliaia di malati in tutto il mondo. La sua perdita impoverirebbe la ricerca modenese e, soprattutto, in un segmento purtroppo negletto, quello delle ’malattie rare’ che qualcuno definisce anche ’orfane’, perché si tratta di patologie dove nessuno trova conveniente investire. Modena si era conquistata in questi anni il riconoscimento di essere un faro nel trattamento di queste malattie.

Professor De Luca, come si è arrivati a questo punto?

"E’ un problema che sostanzialmente stanno affrontando molte aziende sia piccole che grandi. Quando si parla di terapie avanzate a base di cellule staminali per malattie rare, oggetto dell’attività di Holostem, va considerato che occorrono molti anni per arrivare al pareggio di bilancio. Probabilmente il gruppo finanziatore principale, Valline, pensava di arrivarci prima. Va, però, tenuto conto che è un mercato difficile, perché da un lato si devono seguire le regole del farmaco, dall’altro se anche scopri una terapia fantastica può succedere che, quando la provi, dal punto di vista economico-finanziario, può non essere conveniente produrla".

E i malati?

"E’ un peccato per loro perché le terapie che facciamo noi sono all’avanguardia nel mondo e siamo soltanto noi a farle. E questo è qualcosa che andrebbe salvato e recuperato per i pazienti".

Che cosa ha interrotto il percorso della trasformazione in Fondazione?

"Bisognerebbe chiederlo a Valline, che da 14 anni è l’unico finanziatore reale. Ha deciso che non voleva dare ulteriore tempo per arrivare in pareggio".

Il Crm è un’eccellenza assoluta per Modena. Che impatto può avere sul Crm la liquidazione di Holostem?

"Il Crm è un centro di ricerca però l’anima del Crm, che è quello che il mondo ci invidia, è di riuscire a trasferire tutta la ricerca di base in sperimentazioni cliniche e terapie reali per malattie rare. Ed è questo che si è fatto in questi anni con un’interazione costante e continua fra università e Holostem. Ora è chiaro che se levi quella parte traslazionale vanno avanti le attività di ricerca, ma il Crm perde parte del suo significato perché non riesce più a traferire i risultati della sua ricerca e considerata la unicità a livello mondiale di quello che facciamo è una cosa che va assolutamente evitata per una quantità enorme di ragioni".

Quali, ad esempio?

"Ci sono pazienti a livello mondiale che stanno aspettando da noi delle risposte e a cui da oggi viene negata la possibilità di andare avanti sul percorso terapeutico di queste nuove terapie studiate da noi. Vi sono poi un numero non indifferente di persone, di ricercatori altamente formati, molti dei quali vengono dall’università, che hanno trovato lavoro in questo tipo di realtà e che hanno dedicato ad essa tutti i loro sacrifici. Se riusciamo a salvare in qualche modo tutto questo di riflesso si salva il Crm, altrimenti il Crm perde la sua essenza".