I bar ‘universitari’: "Situazione disastrosa"

Con la chiusura dell’Ateneo "persi oltre 20mila euro di incassi e quintali di cibo rischiano di essere buttati"

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di Vincenzo Malara

"In quasi due settimane abbiamo perso oltre 20mila euro di incasso, senza contare i quintali di cibo andati a male. La situazione inizia ad essere disastrosa e necessitiamo di rassicurazioni urgenti dal punto di vista finanziario. Qui in pericolo ci sono i sacrifici di una vita". Si amplia la platea degli appelli che arrivano dal tessuto economico locale. Le misure anti-Coronavirus, infatti, sono andate a colpire anche bar (distributori automatici compresi) e attività ristorative che operano all’interno dei vari Dipartimenti dell’Università di Modena e Reggio Emilia, realtà che vivono della quotidianità e delle esigenze degli studenti che ogni giorno affollano aule e biblioteche e spesso si concedono pranzi e spuntini. L’Ateneo è chiuso (e non si sa quando riaprirà) e tra gli effetti a catena determinati da questa sospensione c’è il danno per questi piccoli imprenditori che dipendono direttamente dalle attività dell’Unimore (che per alcuni significa anche organizzare catering per convegni e incontri). "Le comunicazioni che ci arrivano dalla direzione accademica - confidano diversi esercenti che operano nelle facoltà di Modena e Reggio Emilia - fanno sempre e solo riferimento al blocco delle lezioni, ma non c’è nessuna indicazione per i bar e i proprietari delle macchinette che vendono cibo e bevande. E quando abbiamo chiesto cosa dovevamo fare, i referenti dell’Università non hanno saputo darci notizie chiare, specificando che lo stop è solo relativo a lezioni ed esami. Stando a ciò, in teoria, potremmo anche riaprire, ma è evidente che non avrebbe senso riattivare il servizio senza studenti". Il quadro, insomma, è avaro di rassicurazioni e per i gestori degli spazi in questione il conto è già salatissimo. "Con gli incassi noi paghiamo affitti, fornitori e dipendenti e le perdite sono già ingentissime. Se la situazione non tornerà presto alla normalità - sottolinea il gruppo di gestori -, saremo costretti a prendere decisioni dolorose e non vogliamo". E se lunedì prossimo l’Ateneo non ripartirà, si andrà incontro alla terza settimana di sospensione. "Penso sia giusto ragionare su come aiutare le attività come le nostre in questa fase così complessa. Ci rivolgiamo all’Università, ma anche alla Regione e a chiunque ne abbia competenza, per sapere se ci saranno forme di sostegno finanziario quando ripartiremo. Ci sarà la possibilità di rimandare certe scadenze, a partire dagli affitti? Molti di noi - aggiungono i gestori - non hanno altre entrate, se non il lavoro legato all’Ateneo, e ritrovarci tutto d’un tratto fermi complica il nostro futuro. Penso sia doveroso rendere conto anche a noi, che siamo parte integrante della vita universitaria".