
I capolavori di Basquiat In mostra a Basilea il suo periodo modenese
Questa è la storia di una grande mostra, a Basilea, dedicata alla produzione artistica a Modena di uno degli artisti più noti, amati e costosi della storia, Jean-Michel Basquiat. Ma è anche, per la nostra città senz’altro e probabilmente per l’Italia intera che ci poteva "investire" anche a livello statale, la storia di un rimpianto. Apre oggi presso la importante Fondazione Beyeler, appunto nella città svizzera, la mostra "Modena paintings" che raccoglie per la prima (e probabilmente ultima) volta le 8 tele di oltre 4 metri per 2,5 metri che il celeberrimo autore scomparso appena 27enne nel 1988 dipinse in città su commissione del noto gallerista modenese Emilio Mazzoli. Con un particolare importante: la modella raffigurata in uno dei dipinti, "Woman with roman torso (Venus)" (nella foto), sarebbe la modenese Rossana Sghedoni all’epoca 24enne. E’ dunque questa una storia che tiene insieme la cultura modenese, città dove Basquiat firmandosi "Samo" espose per la prima volta in assoluto in una personale nel 1981 sempre da Mazzoli (Sghedoni era la sua assistente), alla grande storia dell’arte mondiale pensando che ogni dipinto dell’artista vale decine di milioni di euro. Ed è anche una storia di famiglia modenese, quella appunto di Rossana Sghedoni, scomparsa nel 2017, del marito Fausto Ferri e della loro figlia Anna. Ma andiamo con ordine. Come arriva, a Modena, Basquiat? Lo porta Emilio Mazzoli: è il 1981, dopodiché l’artista, tornato negli Usa, diviene una star dell’arte e nel 1982 ritorna a Modena per una seconda rassegna. Qui, in un capannone di via Salgari, dipinge per la seconda esposizione di Mazzoli 8 grandi tele in una settimana, appunto i "Modena painting", tutti firmati sul retro, tutti di collezioni private e da oggi esposti a Basilea curata da Iris Hasler e Sam Keller (fino al 27 agosto).
A Modena le opere non furono mai esposte per dissidi tra Mazzoli e la gallerista americana Annina Nosei: "A Modena - disse Basquiat nel 1985 - combinarono le cose in modo da obbligarmi a produrre otto quadri in una settimana" e lavorai "in una squallida fabbrica". Al centro di tutto, appunto storia nella storia, c’è il ritratto di Rossana Sghedoni, come ha raccontato la figlia Anna nel 2021 nel libro "Basquiat - Viaggio in Italia di un formidabile genio" e qui ripercorsa dal marito Fausto, ex dipendente della Galleria Civica: "Con Rossana ridevamo molto perché lei era imbarazzata ad essere stata la modella di Basquiat ed era felice perché il ritratto non le somigliava. Rossana era all’epoca incinta di Anna e su indicazione di Mazzoli controllava che Basquiat lavorasse nel capannone di Carlo Barbieri. Io invece lo portavo al cinema, al cineclub, dove rideva sguaiatamente". Conferma Anna Ferri: "Presto finalmente vedrò a Basilea questo dipinto che raffigura mia madre - dice alla trasmissione radio Caterpillar - che era incinta e quindi in qualche modo lì ci sono anche io. Mia mamma diceva che Basquiat la avvolse in un telo bianco e le mise vicino un casco di banane per dipingerla". La qualità è eccelsa e ciò amplifica la delusione per non vedere il ciclo a Modena.
Stefano Luppi