
Si sono vissute scene strazianti in via Marianini a Modena. L’anonima strada del quartiere Madonnina, negli anni Novanta, era diventata improvvisamente famosa in Italia perché qui c’era lo studio del professor Luigi Di Bella. Lo scienziato già molto anziano (morirà nel 2003 a 91 anni) era salito alla ribalta delle cronache per il cosiddetto Metodo Di Bella. Aveva elaborato una terapia contro il cancro di cui vantava l’efficacia se sottoposta ai pazienti nella fase iniziale della malattia e senza l’interferenza di altre terapie.
La cura finì al centro di un feroce dibattito politico, tra promotori e detrattori, tanto che l’allora ministro Rosy Bindi autorizzò una sperimentazione ufficiale del metodo. I risultato, dopo l’arruolamento di decine e decine di pazienti, non fu buono. Secondo la ricerca, la terapia non era efficace. Tutt’oggi si ritiene non abbia fondamento scientifico anche se c’è chi si sottopone al trattamento sia in Italia sia all’estero. Nella sua clinica di Bologna il figlio del prof Di Bella, Giuseppe, medico, visita e dà consulenze sul Metodo Di Bella, quando non è in giro per il mondo per esporre i risultati delle nuove ricerche basate sugli studi del padre. La vendita della casa-ambulatorio ha destato commozione in città, per la perdita di un luogo simbolo. "In quei giorni – raccontò al Carlino l’altro figlio di Di Bella, Adolfo – c’era la coda di malati fuori dalla porta, non riuscivamo a entrare. Abbiamo visto scene che ti segnano. E lui visitava tutti, per due ore a testa".