"I telefonini confermano: lockdown efficace"

Studio di Unimore che ha analizzato i dati degli smartphone da marzo a maggio. "Restrizioni determinanti per la riduzione dei contagi". .

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La correlazione tra lockdown e spostamento dei cellulari "pari almeno a 2 chilometri". Il dato emerge da uno studio Unimore (condotto dagli igienisti Marco Vinceti e Tommaso Filippini) che ha analizzato i dati nelle tre regioni più fortemente colpite dal Covid-19, Lombardia Veneto ed Emilia-Romagna. E i risultati ottenuti sono chiari e lasciano pochi dubbi, sottolineano da Unimore: "Le restrizioni alla mobilità sono state particolarmente efficaci nel determinare la rapida riduzione dell’infezione, con un tempo di azione rapidissimo specie in presenza di una elevata diffusione iniziale dell’epidemia".

"La ricerca – spiegano da Unimore – ha fatto riferimento all’adesione dei cittadini al lockdown e alla sua efficacia. I ricercatori hanno ottenuto ed analizzato su base spaziale e temporale l’intero patrimonio informativo dei movimenti dei telefoni cellulari nelle tre regioni più fortemente colpite, definendo, quale movimento, uno spostamento del cellulare almeno pari a 2 chilometri. I movimenti giornalieri su base provinciale della telefonia mobile sono stati analizzati per valutare l’adesione della popolazione alle misure di lockdown (sia quello ‘leggero’ deciso il 23 febbraio che quello ‘rigido’ decretato il giorno 8 marzo), nonché e soprattutto l’efficacia di tali restrizioni della mobilità sulla diffusione dell’epidemia". Utilizzando avanzati modelli di analisi statistica, i ricercatori hanno messo in evidenza come l’efficacia del lockdown sia stata fortissima e estremamente rapida nell’interrompere la catena di contagio, esattamente come atteso e sperato da chi ha suggerito e adottato tali misure radicali di sanità pubblica. "In particolare – sottolinea Unimore – il tempo trascorso dall’adozione del lockdown ‘duro’ e il picco dell’infezione ha oscillato tra nove giorni nelle province più fortemente colpite a 25 giorni nelle aree con minor diffusione dell’infezione. Tenuto conto del periodo di incubazione clinica dell’infezione (circa cinque giorni) e del ritardo ‘diagnostico’ medio nella comunicazione ufficiale dell’esito del tampone, si può affermare come l’effetto del lockdown sul picco dell’infezione, sia stato di fatto pressoché immediato. Il tempo trascorso dall’adozione del lockdown al picco dell’infezione è stato tanto più breve quanto più radicale è stato l’abbattimento della mobilità, stimato appunto attraverso i movimenti complessivi dei cellulari. La reale riduzione della mobilità, stimata attraverso tale metodologia, certamente attendibile nella popolazione italiana vista la fortissima diffusione della telefonia cellulare, è stata moderata dopo il primo lockdown del 23 febbraio (diminuendo circa del 20%), ma molto più radicale dopo il secondo lockdown (riducendosi dell’80% o più), testimoniando in tal modo l’altissima adesione da parte della popolazione alle misure adottate. La riduzione della mobilità, a prescindere ovviamente da ogni altra considerazione di ordine psicosociale ed economico, appare chiaramente dallo studio essere stata la carta vincente nel contenere con estrema rapidità la diffusione dell’infezione e della patologia e nell’invertire la curva epidemica sino ad allora in drammatica ascesa. Per quanto riguarda le due province di Modena e Reggio Emilia, la curva di crescita dell’epidemia si è interrotta e invertita a distanza rispettivamente di 18 e 19 giorni, suggerendo pertanto come il reale inizio del contenimento si sia verificato 8-9 giorni dopo l’istituzione del lockdown.

"Sotto certi aspetti siamo rimasti stupiti dai risultati – spiega spiega Marco Vinceti –Abbiamo potuto osservare una fortissima e progressivamente crescente adesione della popolazione alle restrizioni della mobilità, con ogni probabilità dovuta non solo agli obblighi normativi, ma anche alla reale consapevolezza del rischio sanitario. Abbiamo inoltre verificato come l’efficacia del lockdown sia stata immediata, di fatto istantanea, nelle aree più colpite dall’epidemia e dove la popolazione ha rispettato in misura maggiore il messaggio ‘state a casa’ diffuso dalle autorità sanitarie e politico-amministrative. Stiamo invece ancora cercando di capire quali fattori, al di là da una eventuale minor adesione alle restrizioni della mobilità, abbiano allungato, in alcune province, la rapidità di contenimento dell’epidemia".