STEFANO MARCHETTI
Cronaca

I treni della felicità: le storie: "Le porte di casa erano aperte Carluccio era come un fratello"

Le emozinanti storie delle famiglie che nel dopogruerra accolsero migliaia di bimbi dal sud. Ieri la proiezione del film che la regista Cristina Comencini ha realizzato per Netflix .

Le emozinanti storie delle famiglie che nel dopogruerra accolsero migliaia di bimbi dal sud. Ieri la proiezione del film che la regista Cristina Comencini ha realizzato per Netflix .

Le emozinanti storie delle famiglie che nel dopogruerra accolsero migliaia di bimbi dal sud. Ieri la proiezione del film che la regista Cristina Comencini ha realizzato per Netflix .

"Carluccio aveva due anni più di me, ma in casa lo accogliemmo subito come un fratello", ricorda Remo Bagnoli, classe 1938, carpigiano. La sua era una famiglia contadina: "Nella nostra casa abitavamo tutti insieme, io, mio papà Gino, mia mamma Marcellina, i miei fratelli, ma anche le famiglie dei fratelli e della sorella del papà. Eravamo in 21 ma le porte erano aperte anche per i ‘camarànt’ che non avevano casa", dice con gli occhi lucidi. E quando da Napoli nel 1947 arrivò quel ragazzino, ci fu posto anche per lui. Remo Bagnoli è stato testimone diretto dell’esperienza dei ‘treni della felicità’ che nell’immediato dopoguerra (grazie all’iniziativa del Partito Comunista e dell’Unione donne italiane) portò al Nord migliaia di bimbi del Sud che vivevano nella miseria totale. Furono accolti, sfamati, vestiti, andarono a scuola. Furono amati.

È la storia che Viola Ardone ha raccontato nel romanzo bestseller "Il treno dei bambini" e che la regista Cristina Comencini ha tradotto in un toccante film, ora su Netflix, che è stato presentato ieri sera in una proiezione speciale al cinema Arena, introdotta dalla stessa regista con il sindaco Mezzetti. "Questa storia era stata quasi dimenticata, come molte cose fatte dalle donne. Eppure è stata una storia epica, di solidarietà e di accoglienza, che dimostra che tutto si può fare", ha spiegato Cristina Comencini. "Con Carluccio giocavamo insieme, eravamo diventati subito amici: oggi invece basta avere la pelle di un colore appena più scuro per essere guardati con diffidenza – aggiunge Remo Bagnoli –. Quando tornò a Napoli, le nostre mamme continuarono a scriversi a lungo". "Il mio papà mi ha parlato spesso di questa esperienza. La mia famiglia e quella dei vicini di casa accolsero un bimbo e una bimba – interviene Maura Bartoli, sempre di Carpi –. Con lui, Pietro, che compirà 88 anni il 26 marzo, siamo rimasti in contatto: mi ha raccontato che, quando li fecero salire sul treno, c’era chi diceva che li avrebbero portati là dove mangiavano i bambini (lo si vede anche nel film, ndr). Le prime sere, a casa nostra, faceva fatica a prendere sonno perché vedeva i salami appesi alle travi".

Il libro e il film hanno ricreato un legame ideale fra Modena e Napoli. Ieri sera la scrittrice Viola Ardone era collegata proprio dalla città partenopea. E si sta concretizzando il gemellaggio fra gli allievi di quinta della scuola Cittadella (Istituto comprensivo 9) di Modena e quelli dell’Istituto comprensivo De Amicis - Baracca, ai Quartieri Spagnoli di Napoli: dopo aver letto il libro e aver visto il film, hanno iniziato a scambiarsi lettere, a conoscersi e a confrontarsi, e in settembre i bimbi e le bimbe di Modena andranno a far visita ai loro amici napoletani. Come un viaggio al contrario, rispetto ai loro coetanei di 80 anni fa perché – osserva Silvia Zetti, dirigente dell’Ic9 – "siamo convinti che senza memoria non si costruisca futuro".