Ictus ischemico, da Modena una nuova tecnica per ridurre i rischi

Lo studio: in alcuni casi si possono limitare le complicanze nell'inserimento dello stent

Ictus, nuova tecnica introdotta dalla struttura guidata dal dottor Stilingardi

Ictus, nuova tecnica introdotta dalla struttura guidata dal dottor Stilingardi

Modena, 11 settembre 2019 – Passo avanti per la prevenzione dell'ictus ischemico. "Si tratta della terza causa di morte nel mondo occidentale", dice il professor Roberto Silingardi, che guida la struttura complessa di chirurgia vascolare dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Modena, dove è stata sviluppata una nuova tecnica per trattare la stenosi carotidea.

La ricerca è stata pubblicata sul numero di agosto 2019 su una rivista scientifica di respiro internazionale, 'The Journal of Vascular Surgery', organo d'informazione della Società scientifica americana di chirurgia vascolare. Lo studio è durato due anni ed è stata condotta su 309 pazienti dell'Ospedale civile di Baggiovara: ha dimostrato - riferisce una nota - che, in determinati pazienti, una preventiva dilatazione della carotide ostruita tramite un palloncino consente di limitare il rischio di frammentazione della placca occlusiva e, quindi, di ridurre le complicanze nell'inserimento dello stent.

"L morbilità correlata alla malattia cerebrovascolare - spiega Silingardi - è particolarmente invalidante, in quanto i deficit neurologici che provoca portano ad una perdita dell'autonomia e ad un'inabilità nello svolgimento delle normali attività quotidiane, causa di enormi costi per il paziente stesso e la famiglia che lo circonda, nonché per la società. La stenosi carotidea è tra le causa più frequente di eventi ischemici acuti cerebrovascolari (20%) e la sua correzione nel tratto extracranico ha pertanto una grande importanza nella prevenzione della malattia cerebrovascolare".

"Le metodiche per il trattamento della patologia carotidea sono due - aggiunge il dottor Antonio Lauricella, chirurgo vascolare dell'Aou di Modena - il trattamento chirurgico classico, che prevede in anestesia generale l'incisione chirurgica al collo, l'apertura dell'arteria e la rimozione diretta della placca carotidea, e il trattamento endovascolare, che viene eseguito in anestesia locale attraverso una puntura dell'arteria femorale all'inguine e prevede l'inserimento di uno stent al livello della carotide nel tratto dove la placca determina il maggior restringimento. Lo stent è una rete metallica che ha il duplice compito di allargare l'arteria e di fissare la placca alla parete, stabilizzandola, evitando cioè che possa staccarsi un frammento e causare un ictus ischemico". "La nuova variante tecnica endovascolare che abbiamo sperimentato e che è ormai applicata di routine dalla nostra équipe - sottolinea Lauricella - permette di ridurre con rilevanza significativa la frammentazione della placca durante il posizionamento dello stent, potenziale causa di embolizzazione cerebrale e di conseguente ictus. La novità tecnica è dovuta alla dilatazione preventiva della placca con palloncino prima del posizionamento dello stent, esattamente l'opposto di quanto prevedeva la tecnica standard".