"Il capolavoro rinato segno di ripartenza"

Il dipinto del Guercino era stato salvato 10 anni fa nella chiesa del seminario di Finale ed è stato restaurato. Ora attende il ritorno a casa

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di Stefano Marchetti

La Vergine è assisa sulle nubi e il Bambino, paffuto e dolcissimo, sta sulle sue ginocchia. In basso San Lorenzo li osserva e li implora a mani giunte. Sullo sfondo, una veduta sembra echeggiare paesaggi romani. "Questo dipinto è straordinario anche per la sua resa materica, quasi tattile", osserva Simona Roversi, direttrice dell’ufficio Beni culturali dell’arcidiocesi di Modena. "L’eleganza della composizione è strabiliante", aggiunge il restauratore Daniele Bizzarri. A quasi dieci anni dal terremoto che devastò la Bassa, ieri pomeriggio all’abbazia di Nonantola è stata salutata la ‘rinascita’ di un capolavoro del Guercino, il grande quadro con la Madonna, il Bambino e San Lorenzo, proveniente dalla chiesa del Seminario di Finale Emilia.

"È un segno di ripartenza", dice la dottoressa Roversi. In seguito al sisma, infatti, il dipinto – che fortunatamente si era salvato dalle peggiori distruzioni – è stato trasferito per sicurezza al Museo diocesano e benedettino di Nonantola dove è tuttora esposto. Cinque anni fa è stato trasportato anche al Palazzo Farnese di Piacenza per la mostra su Guercino fra sacro e profano. Grazie ai fondi provenienti dall’8 per mille per la Chiesa cattolica, nei mesi scorsi la tela è stata sottoposta a un accurato e puntuale restauro, iniziato prima del lockdown.

Fu lo stesso Guercino, in una lettera del 1638, a rivelare che 14 anni prima, al ritorno da Roma, aveva realizzato il dipinto per la chiesa di Sant’Agostino del Finale, su commissione di Giovan Battista Mirandello che l’aveva posta nell’altare di famiglia. A San Lorenzo del resto era dedicata la chiesa più antica di Finale, testimoniata già nel 1009. Il dipinto del Guercino dunque nacque nel 1624, quasi quattro secoli fa. "Lo caratterizza un intenso dialogo mistico – fa notare Simona Roversi –. C’è veramente uno scambio meraviglioso di sguardi e di posture: la Madonna sembra quasi voler scendere verso il Santo che invece è proteso verso di lei".

E il Bambino ci guarda dritti negli occhi, proprio come Cupido che sta per scoccare la freccia nel famoso dipinto con "Venere, Marte e Amore" (del 1633) custodito alla Galleria Estense di Modena.

Il restauro – ha spiegato Daniele Bizzarri – ha dovuto affrontare innanzitutto alcuni problemi di instabilità della pellicola pittorica, allentamenti e sollevamenti che sono stati risolti. Si è proceduto poi con delicatezza, per fasi successive, dalla velinatura alla rimozione della sporcizia e delle vernici alterate. Si è anche effettuato un trattamento al telaio, per evitare che venga attaccato da parassiti.

"Guercino era il pittore delle velature, dei tocchi di luce – ha raccontato il restauratore –. Anche in questo dipinto ci sono particolari meravigliosi: l’artista ha dipinto persino le venature delle mani e i dettagli delle unghie di san Lorenzo. Abbiamo cercato di ridare all’opera tutta la luce che Guercino vi aveva profuso". Il blu lapislazzulo del manto della Madonna, il rosso della dalmatica di San Lorenzo hanno nuova brillantezza: "La grazia della figura della Vergine e la dolcezza del Bambino sono davvero uniche", osserva Bizzarri.

È commovente ‘rileggere’ in questo quadro tanta storia, tante storie. Fino a quella notte del 20 maggio 2012 quando anche questo capolavoro ha rischiato di andare perduto per sempre. Si è salvato, è stato custodito, curato, amato. E Finale (dove ancora tante chiese mostrano purtroppo le ferite inferte dalle scosse, ma il Duomo potrà riaprire forse a settembre) ora attende con gioia e trepidazione il suo ritorno a casa.