STEFANO MARCHETTI
Cronaca

Il cavaliere nelle grinfie della maga Alcina

Domani e domenica al teatro Pavarotti conclusione della stagione lirica con l’Orlando Furioso di Vivaldi. Dirige il maestro Sardelli

Il cavaliere nelle grinfie della maga Alcina

Il cavaliere nelle grinfie della maga Alcina

"Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori", ma anche le visioni e le malie dell’ "Orlando Furioso" di Ludovico Ariosto diventano musica, canto (e incanto) nel capolavoro di Antonio Vivaldi, con cui il teatro Comunale Pavarotti Freni concluderà la stagione lirica – in attesa di Modena Belcanto Festival – domani sera alle 20 e domenica pomeriggio alle 15.30. Nel nuovo allestimento che il Comunale ha coprodotto insieme al teatro Abbado di Ferrara (dove ha debuttato pochi giorni fa) e nei prossimi mesi verrà esportato anche al festival di Bayreuth e a Daegu in Corea, la regia di Marco Bellussi incornicia l’esecuzione musicale affidata a un grande specialista vivaldiano, il maestro Federico Maria Sardelli, autore anche del bestseller "L’affare Vivaldi". In buca l’orchestra Accademia dello Spirito Santo, sul palco un cast di eccellenti voci barocche, i controtenori Yuriy Mynenko e Filippo Mineccia, il soprano Arianna Vendittelli, i contralti Sonia Prina e Chiara Brunello, il mezzosoprano Loriana Castellano e il baritono Mauro Borgioni.

La prima edizione dell’ "Orlando Furioso" di Ariosto nacque alla corte estense di Ferrara nel 1516. E ferrarese fu pure Grazio Braccioli, letterato e giurista, che quasi due secoli dopo trasse dal poema il libretto di un’opera. Antonio Vivaldi, abile impresario, seppe ‘fiutare’ subito la potenza del soggetto, e nel 1714 affidò dapprima la partitura ad Antonio Ristori, poi decise di ‘metter mano’ personalmente alle musiche e nel 1727 presentò il ‘suo’ "Orlando Furioso", un florilegio di recitativi e di arie che ci trasportano in un mondo di magia e di meraviglia. Nell’opera, tutto ruota intorno alla figura della maga Alcina e del suo ‘antro’, dove si incrociano i destini di Orlando, di Angelica che lui ama, di Medoro, di Astolfo, di Ruggiero e Bradamante. Ma quanto di ciò che avviene è soltanto sogno o incantesimo? "Le pareti del palazzo di Alcina sono dunque specchio, e specchio è anche il soffitto del palazzo della reggia – spiega il regista Bellussi –. Ne deriva che tutto ciò che avviene in essa può essere realtà o riflesso distorto della stessa". Efficaci videoproiezioni ed effetti visivi moltiplicano gli spazi e generano nuove visioni, mentre la maga Alcina (che ci ricorda una Crudelia De Mon ante litteram) tesse le sue trame, fa e disfa. E Orlando arriva a perdere la ragione per poi ritrovarla.

Musicalmente, l’ "Orlando Furioso" è sicuramente "l’opera più riuscita, più trascinante ed espressiva di tutta la carriera di Vivaldi", sottolinea il maestro Sardelli che oggi alle 18 presenterà l’opera nel ridotto con gli Amici dei teatri modenesi. "Ho cercato di ricostruire gli usi e i costumi musicali e interpretativi del periodo storico in cui l’Orlando è nato – spiega –. Per la prima volta in tempi moderni, l’opera non viene divisa in tre parti, facendo un taglio artificioso al centro, ma conserva la ripartizione in tre atti con due intervalli. E nell’organico strumentale ho eliminato alcuni strumenti, come le chitarre e gli arciliuti, che non erano più in uso al tempo di Vivaldi, e ho invece previsto due cembali, tipici della struttura barocca". A volte pensiamo a Vivaldi come a musicista pieno di bizzarrie "e se ne fanno esecuzioni perfino eccessive – aggiunge Sardelli –. Invece, studiandolo a fondo, si scopre un musicista preciso e puntiglioso in ogni dettaglio. Con la nostra operazione di recupero filologico cerchiamo di restituirgli la cura che merita, mantenendo la piacevolezza dell’ascolto di un’opera eccezionale".