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’Il fu Mattia Pascal’ di Marchesi: ironico e attuale

Stasera al Teatro Michelangelo di Modena, Giorgio Marchesi porta in scena "Il fu Mattia Pascal" di Pirandello, con musiche dal vivo di Raffaele Toninelli. L'obiettivo è raccontare la storia con ironia e rendere il testo accessibile alle nuove generazioni. La regia è firmata da Marchesi e Simonetta Solder.

’Il fu Mattia Pascal’ di Marchesi: ironico e attuale

Stasera alle 21 sul palco del Teatro Michelangelo di Modena arriva Giorgio Marchesi (nella foto) con il classico di Luigi Pirandello ‘Il fu Mattia Pascal’, accompagnato in scena dalle musiche scritte e eseguite dal vivo da Raffaele Toninelli.

"Posso dire che da allora ho fatto il gusto a ridere di tutte le mie sciagure e di ogni mio tormento: leggendo queste parole che Pirandello stesso fa dire al suo protagonista, da subito abbiamo pensato di raccontare le vicende di Mattia Pascal sottolineando l’ironia presente nel testo, sperimentando un linguaggio che potesse essere accessibile a tutti, anche e soprattutto alle nuove generazioni, affinchè la ‘pesantezza’ che spesso viene erroneamente associata ad alcuni capolavori letterari possa essere smentita da un racconto energico e divertito di un ‘caso davvero strano’", racconta Marchesi che, oltre a essere protagonista sul palco, firma la regia insieme a Simonetta Solder. Con l’aiuto di Raffaele Toninelli e della sua creatività musicale, Marchesi e Solder hanno cercato di dare vita a un’atmosfera non realistica: "Non abbiamo ambientato il testo precisamente negli anni ’30, ma lo abbiamo traslato e trascinato lungo il ‘900 per assecondarne la contemporaneità dei temi trattati – continua Marchesi –. Il rapporto con la propria identità, prima di tutto, dato che i tanti ‘profili’ di cui ormai ci serviamo quotidianamente per comunicare sui social ne sono l’estremizzazione. Ma anche la rinascita, dopo lo sconvolgimento delle nostre vite negli ultimi due anni". Si legge nel testo originale: "Mi trasformerò con paziente studio sicché, alla fine, io possa dire non solo di aver vissuto due volte, ma di essere stato due uomini diversi". Pascal sembra chiedere quindi non solo un’altra possibilità, di ricominciare da capo o di correggere gli errori passati. Vuole abitare un’altra persona, nuova, diversa, sconosciuta.

"Da queste frasi, da questi spunti è nata l’idea di raccontare la storia di Mattia Pascal e Adriano Meis con libertà e ironia, non prendendolo troppo sul serio, o meglio, permettendoci di giocare con lui, pur lasciando intatto lo stile e il linguaggio originali. Perché un testo, anche se un classico, rimane un pretesto per comunicare col pubblico. E visto il periodo… meglio farlo con leggerezza", conclude.

c.mas.