Il valore di un eroe silenzioso

Beppe

Boni

Erano le irriducibili canaglie di una stagione terroristica ormai al tramonto. In questi giorni l’anniversario è ricordato dalla politica, dalle istituzioni, dagli amici, dal dolore ancora forte ma riservato della moglie Marina e degli altri familiari. Certo, Biagi va ricordato per ciò che stava svolgendo come giuslavorista impegnato a dare una norma precisa, e quindi tutele, al lavoro flessibile. Un innovatore capace di concepire il futuro, pur fortemente contestato.

Dentro questo scenario però è doveroso celebrare, in quanto esempio senza confini di spazio e di tempo, anche la sfida quotidiana dell’onesto che intuiva di rischiare molto a causa dell’ostilità di certo radicalismo sindacale. Un clima al veleno. Nonostante ciò a Biagi revocarono la scorta perchè l’attentato jiadista delle Torri gemelle di qualche mese prima aveva spostato l’attenzione dello Stato e di conseguenza anche variato l’elenco degli obiettivi da proteggere. Poteva rallentare o fermarsi, eppure lui andò avanti. Perché? Perché era un uomo perbene che aveva preso un impegno e voleva portarlo a termine. Come lui furono eroi quotidiani Massimo D’ Antona, ucciso un anno prima, Roberto Ruffilli, assassinato nel 1988 sempre dai fanatici della stella a cinque punte. Altri due riformisti impegnati, come Marco, a ripensare le regole del lavoro per attualizzarle. Anche loro avevano percepito che parte della politica di sinistra soffiava sul fuoco, mostrava i denti, faceva salire la tensione. E le Brigate rosse in quegli anni di notte della Repubblica eseguirono la sentenza di morte. Il valore morale e umano, al di là del messaggio professionale e politico, di uomini come Ruffilli, Biagi, D’Antona andrebbe insegnato a scuola. E come loro l’avvocato Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca privata, assassinato (1979) non dai terroristi ma da un sicario del bancarottiere Michele Sindona. Era un altro che lavorava col cuore in gola e lo sguardo triste, consapevole del rischio strisciante. Marco Biagi da ieri è anche cittadino onorario di Modena dove insegnava economia, come lo è di Bologna, la sua città. Per sempre sarà anche un uomo di valore, un italiano vero.