Il vescovo: "La Messa non è un concerto"

Monsignor Castellucci: "L’accompagnamento alle celebrazioni deve favorire un’attiva partecipazione. I fedeli non sono spettatori"

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di Stefano Marchetti

"La Messa non è un concerto e i fedeli non sono spettatori". Parole chiare, quelle dell’arcivescovo Erio Castellucci, in un testo (che potremmo quasi definire un documento) pubblicato sul settimanale diocesano Nostro Tempo.

L’accompagnamento di una corale alle celebrazioni – sottolinea – deve favorire "l’attiva partecipazione" di tutta l’assemblea dei fedeli. Nel testo monsignor Castellucci non fa alcun cenno al dibattito seguito al licenziamento del direttore della Cappella musicale del Duomo, ma la pubblicazione di queste riflessioni proprio in questo momento ‘suona’ come una risposta a quanti hanno lamentato che senza i cori della Cappella la Messa non sarà più la stessa. Don Erio ricorda documenti del Concilio Vaticano II e – forse non a caso – evidenzia in corsivo alcuni passaggi. Per esempio, i vescovi devono curare che "in ogni azione sacra celebrata con il canto tutta l’assemblea dei fedeli possa partecipare attivamente". In una nota del 1979, poi, la Conferenza episcopale italiana ha aggiunto che una schola cantorum "non è una parte a sé stante e tanto meno in contrapposizione con l’assemblea, ma è parte di questa ed esercita tra i fedeli un proprio ufficio liturgico".

Più volte, quindi, il vescovo rimarca che ogni coro deve saper coinvolgere quanti partecipano alla liturgia che non devono essere semplici ascoltatori. Monsignor Castellucci riprende poi una distinzione fra vari tipi di musica che si eseguono nelle chiese: la "musica sacra" che include tutte le composizioni religiose ‘ispirate’, la "musica liturgica" che accompagna appunto la liturgia e che i fedeli possono condividere, e la "musica cristiana" che interpreta l’esperienza di fede pur senza essere legata a liturgia o testi sacri. "Nella liturgia si possono eseguire anche brani non liturgici, come l’Ave Verum o gli inni mariani, anche quando l’assemblea non li canta – scrive don Erio – ma dovrà trattarsi di un ascolto che favorisce l’attiva partecipazione dell’assemblea".

L’arcivescovo aggiunge che "normalmente la musica cristiana non liturgica andrebbe esclusa dalle celebrazioni, a meno che non siano riservate ad alcuni gruppi, come scout o movimenti e simili".

È vero – come scrive l’arcivescovo – che il canto può aiutare i fedeli a sentirsi parte di una comunità che vive e cammina insieme: una Messa durante la quale nessuno canta è talora desolante. Non dimentichiamo tuttavia che in Italia e in Europa esiste tutto un patrimonio storico di musica sacra e di canto corale di altissimo valore che non può essere messo da parte e merita di continuare a essere custodito e valorizzato.