In ricordo del delitto Matteotti: "Quando il Pellegrino del Nulla racconta che non si uccide un’idea"

Domani al nuovo cine-teatro Arena in viale Tassoni, la prima assoluta dell’opera da camera di De Santis. L’autore della musica Riccardo Perugini: "Da un fatto storico parleremo di temi universali".

In ricordo del delitto Matteotti: "Quando il Pellegrino del Nulla racconta che non si uccide un’idea"

In ricordo del delitto Matteotti: "Quando il Pellegrino del Nulla racconta che non si uccide un’idea"

Potranno cercare di zittire le persone, potranno schiacciare la loro voce nel frastuono o nel silenzio assordante, potranno perfino provare ad annientarle. Ma non riusciranno mai a uccidere le idee, soprattutto quando parlano di libertà, di passione, di futuro. È proprio questo che ci racconta (e ci canta) "Il pellegrino del nulla", la nuova opera da camera, in omaggio ai cento anni del delitto Matteotti, che verrà presentata in prima assoluta domani sera alle 20.30 al ritrovato cine teatro Arena di viale Tassoni. Commissionato da MusicaCantoParola e Gioventù musicale, il lavoro (che ha vinto il bando Siae ‘Per chi crea’) ha il libretto di Leonardo De Santis e le musiche di Riccardo Perugini: lo eseguiranno il soprano Laura Zecchini e il basso Giacomo Pieracci, con il Coro giovanile dell’Emilia Romagna (diretto da Daniele Sconosciuto) e l’Ensemble Forma Libera, guidato da Carlo Emilio Tortarolo. L’evento verrà introdotto alle 18 da un incontro su Giacomo Matteotti e i cento anni dal suo assassinio, con Stefano Rolando dello Iulm Milano e in collegamento Rossella Pace, segretario generale del Comitato del centenario. "Pellegino del nulla" fu la definizione che Antonio Gramsci diede di Giacomo Matteotti, un uomo che ha vissuto anche nella solitudine il suo afflato di libertà. E qui diventa emblema di tutti coloro che credono nelle loro idee, anche a costo di essere fuori dal coro.

Maestro Perugini, come avete pensato quest’opera?

"Non volevamo scrivere un’opera storica o fare un documentario. Ci siamo invece ispirati all’omicidio politico per elevarlo a tema universale, a un paradigma. Un delitto politico si dimostra un’arma fallimentare proprio perché non si possono uccidere le idee. Lo disse Matteotti stesso".

Come lo raccontate?

"C’è un personaggio femminile, ‘Lei’, che è una figura di potere e ha il controllo su un ‘Coro’ di sottoposti che amplifica la sua voce e diffonde il suo messaggio. Ma emerge poi il canto misterioso di un ‘Lui’, una figura di agitatore, un dissidente che porta un’idea rivoluzionaria. Il Coro fuggirà con Lui, mentre Lei si metterà alla ricerca di Lui, per ucciderlo e riacquisire il controllo. Ma sarà costretta a rendersi conto di una verità ineludibile: un’idea non potrà mai morire".

E come ha reso musicalmente questo confronto di personaggi?

"Lei è un soprano lirico, Lui è un basso profondo, inizialmente molto enigmatico ma che si svelerà. Ho composto un’opera senza pause, tutta d’un fiato, che attinge anche a musiche non classiche come quelle dei videogiochi, al pop, all’elettronica e alla disco, così come al barocco e alle sonorità medievali. È una commistione di vari generi, trattati tutti in maniera neutra, anche con cambi di stile molto repentini. Nelle voci, comunque, è mantenuta la tradizionale struttura melodica".

Si intrecciano molti significati...

"Certo. In particolare, mentre ‘Lei’ lega il valore dell’uomo alle sue capacità e al merito, ‘Lui’ dimostra che l’amore e il valore sono totalmente separati dall’utilità".

Quanto vale, dunque, un pellegrino del nulla?

"Tantissimo, e in senso assolutamente positivo, quasi poetico. ‘Lui’ si dimostra un uomo capace di un atto di liberazione solitaria e porta il messaggio di una vita spesa non per l’utilità o per un prodotto, ma per un servizio. Un messaggio che vale per sempre, e tanto più oggi".