
Incubo nell’ex studentato: "Tra ubriachi e spacciatori aggressioni tutti i giorni"
Ogni notte, nei 14 piani del condominio di via delle Costellazioni 170 dormono circa 500 persone in 178 camere. In Italia, i comuni che contano meno abitanti dell’ex-studentato sono più di 900. In poche parole, l’edificio più discusso del quartiere Villaggio Zeta è un paese. Nella fattispecie, parliamo di un paese che raccoglie tanti mondi diversi: quello dei migranti inclusi nel percorso di accoglienza attraverso la cooperativa l’Angolo, quello delle famiglie in carico ai servizi sociali, ma anche quello di semplici inquilini della palazzina. Tre realtà completamente diverse, caratterizzate da esigenze specifiche, che vivono in spazi ristretti e sono costrette a condividere, non senza difficoltà, gli stessi ambienti comuni.
Per provare a comprendere cosa voglia dire vivere in Costellazioni 170, siamo riusciti a parlare con sei donne e un uomo provenienti da famiglie che vivono nello stabile e che, temendo ritorsioni a seguito di quest’intervista, hanno chiesto di non rivelare la loro identità. Per questo motivo, citeremo soltanto nomi di fantasia. Tra le inquiline, c’è chi vive nel palazzo da pochi mesi, chi da più di due anni; alcune vengono dal Marocco, altre da Tunisia e Romania, tuttavia, le storie di queste persone sono legate da un unico filo rosso: lavorano, pagano un affitto per abitare in una stanza con bagno che misura poco più di 20 metri quadrati e sognano un futuro lontano da Costellazioni. "Viviamo in quattro in una stanza – racconta Malak – che per noi è l’unico spazio in cui cucinare, stendere, dormire, mangiare e fare i compiti. L’unico lavandino dell’appartamento, dove laviamo anche i piatti, si trova in bagno. Quando accendiamo due fornelli contemporaneamente, salta la corrente. A volte, d’inverno, è mancata l’acqua calda. Le finestre non hanno tapparelle, né scuri: l’estate è drammatica". Sembrerebbe un incubo, tuttavia stando alle testimonianze delle residenti, l’aspetto più critico è uscire dalla propria stanza.
"Per le scale – prosegue Fatima – c’è costante odore di hashish. Ci sono persone che entrano e portano bottiglie di alcolici, poi si ubriacano e le lasciano per terra. Adesso, uno degli ascensori è stato ripristinato, anche se non è facile utilizzarlo perché c’è sempre fila e ci sono tanti inquilini arroganti: una volta, ad esempio, un uomo voleva salire con un carrello della spesa pieno, anche se non c’era posto, allora l’ha spinto con forza in ascensore e ha fatto male alle donne e ai bambini che erano dentro, in attesa di salire. Altre volte, ci sono persone che tengono ferme le porte per minuti interi soltanto per aspettare un amico, e se qualcuno protesta, lo minacciano. Spesso, i bambini che devono andare a scuola in autobus, fanno anche quattordici piani di scale con il peso dei libri sulle spalle per non arrivare in ritardo".
Ovviamente, la situazione interna all’edificio preoccupa tanti genitori che, per prudenza, evitano di fare uscire i propri figli dalla stanza. "Una volta – dichiara Miriam – un ragazzo è stato aggredito in ascensore: l’hanno colpito in testa con una padella piena di cibo, dopo, c’era sporco ovunque. Mio figlio, ormai, è adolescente e non voglio che gli accada qualcosa di brutto o che finisca nei giri sbagliati. Di solito, i genitori si devono preoccupare di cosa accade ai bambini quando sono fuori casa. Noi, invece, abbiamo paura di chi potrebbero incontrare dentro". A dire dei residenti la situazione esaspera le dinamiche di conflitto che nascono tra le diverse persone che abitano nell’ex studentato. "Qua ci sono tante famiglie che lavorano – l’appello di Nicoletta – e vogliono integrarsi a Modena. Viviamo qui, paghiamo l’affitto, e ogni giorno, compiamo sacrifici enormi per regalare un futuro ai nostri figli, ma vediamo che in questo palazzo ci sono tante persone che vengono in Italia anche da paesi in cui non c’è la guerra, non lavorano e creano disordini. Chiediamo giustizia e sicurezza".
j. g.