Festival Filosofia a Modena, Galimberti: "La scuola deve cominciare ad educare i sentiment

La lezione di Galimberti: "Oltre ad aprire la mente occorre spalancare il cuore"

Umberto Galimberti

Umberto Galimberti

"Fosse per me chiuderei private e paritarie, la scuole deve essere pubblica e dovrebbe poter licenziare i docenti non adatti all’insegnamento". Ieri mattina in una piazza Grande esaurita in ogni angolo Umberto Galimberti - uno dei "volti" storici del Festivalfilosofia - non ha fatto sconti parlando di "scuola ed educazione delle emozioni e dei sentimenti" ragionando sullo "sviluppo di competenze emotive nel sentire le sofferenze altrui, al fine di saper riconoscere le richieste di aiuto e le rivendicazioni di giustizia". Il filosofo, professore emerito di filosofia della storia a Ca’ Foscari di Venezia, prosegue nel ragionamento: "I sentimenti si insegnano e, fin dai tempi di Socrate che parlava di maestri e allievi, la formazione è fondamentale. Invece attualmente, e sempre di più, si forniscono gli allievi solo informazioni tecniche, ma il mondo è complesso non si risolve con un codice binario". Ieri, incontrando i giornalisti di primo mattino, Galimberti era stato piuttosto netto: "La scuola oggi non educa ai sentimenti e alle emozioni, al massimo quando va bene istruisce, ma certo non educa. Platone diceva che prima di aprire la mente occorre aprire il cuore dunque il processo educativo necessita si curi il passaggio tra le pulsioni - date dalla natura - e lo stato emotivo. Nelle prime ci sono a esempio le azioni dei bulli che vengono sospesi mentre andrebbero trattenuti a scuola, una scuola funzionante, per più tempo. Appunto è fondamentale lo stato emotivo perché Kant l’ha detto molto tempo fa: io bene e male potrei anche non definirli quel che è importante è ‘sentire’ le differenze e per sentire occorre dotare i giovani di sentimenti. Altrimenti accade quel che leggo nei verbali di qualche giovane che commette reati e chiede che ha fatto di male, chiaramente non la risonanza emotiva dei propri comportamenti". Ieri il pubblico ha fatto molte domande a Galimberti che in conclusione ha invitato ancora a prestare attenzione alla "tecnica che non è un mezzo nelle mani dell’uomo, noi siamo sempre più simili ai robot: l’algoritmo infatti non ci dice chi siamo, ma a cosa serviamo".

Stefano Luppi