Lavoratore morì a causa del Covid A processo il capo della cooperativa

Secondo il giudice non avrebbe "fornito le mascherine" e non avrebbe "garantito il distanziamento". L’uomo dovrà rispondere di omicidio colposo. La vittima, 63 anni, non sarebbe stata tutelata

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di Valentina Reggiani

Era stata una delle tante vittime del Covid. Il lavoratore era morto poco dopo aver contratto il virus all’inizio della pandemia, nell’aprile del 2020. Secondo l’accusa, l’uomo, il 63enne Mariano Miloso era rimasto contagiato sul luogo di lavoro poichè il titolare non gli aveva fornito, durante la pandemia, adeguati dispositivi di protezione e senza "che lo sottoponesse a visita da parte del medico competente, nominato solo dopo il decesso".

Per questo motivo la procura aveva chiesto il processo per il datore di lavoro delegato della committente Suincom di Castelvetro – sede di lavoro della vittima – e per il legale rappresentante della cooperativa per cui la vittima lavorava. In sostanza, secondo l’accusa al lavoratore non erano state fornite mascherine o garantito il distanziamento sul luogo di lavoro, nonostante si trattasse di un lavoratore ‘fragile’ e quindi maggiormente esposto al virus. La vittima, in sostanza, "non era stata tutelata". Poco dopo il contagio, ad aprile 2020, dopo quindici giorni di ricovero Miloso morì. Ieri, però, nonostante la richiesta di un anno di pena il giudice Russo ha assolto il referente Suincom - difeso dall’avvocato Roberto Sutich - per non aver commesso il fatto. Il referente è stato giudicato con rito abbreviato. Rinviato a giudizio invece per omicido colposo aggravato il rappresentante della cooperativa di somministrazione lavoro che aveva assegnato all’uomo le mansioni all’interno della Suincom: l’imputato non avrebbe fornito alla vittima i dispositivi per potersi difendere dal Covid nonostante nell’azienda di lavorazione carni fosse scoppiato un focolaio. Si tratta probabilmente di un caso unico nel suo genere: la procura nel motivare la richiesta di rinvio a giudizio aveva sottolineato tra l’altro come il medico nominato successivamente alla morte del lavoratore avesse "evidenziato gli elevati e molteplici fattori di rischio per pluripatologie del lavoratore". Per quando riguarda l’assoluzione pronunciata per il referente della nota azienda di Castelvetro, la difesa ha dimostrato come il 63enne in quel periodo svolgesse mansioni in diversi stabilimenti. Sarebbe stato quindi impossibile dimostrare l’eventuale contagio all’interno dell’azienda di Castelvetro. Inoltre il legale ha fatto presente come i lavoratori all’interno deello stabilimento fossero dotati, nonostante si trattasse dell’inizio della pandemia, dei necessari dispositivi di protezione individuale.

Ora il rappresentante della cooperativa affronterà il processo con rito ordinario per il reato appunto di omicidio colposo. A denunciare quanto accaduto era stata la moglie dell’uomo, parte civile nel procedimento insieme ai tre figli della vittima. I familiari della vittima sono difesi dall’avvocato Massimo Fiorillo.