Mascherine nei ristoranti, lo chef Marchini: "Vince la prudenza"

Lo chef Marchini: "Il personale la indossa ancora per rispetto dei clienti. La gente non è pronta a lasciarla improvvisamente, serve tempo"

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di Stefano Luppi

Il Green pass è decisamente archiviato, con una certa soddisfazione, quando si mangia, si beve o si lavora tra tavoli e cucina. La mascherina, dispositivo di protezione e prevenzione sanitarie, nonostante anch’essa dal primo maggio non sia più obbligatoria in bar e ristoranti, fatica invece di più ad essere messa nel cassetto. Questo, in estrema sintesi, quel che emerge da una breve serie di interlocuzioni con alcuni dei più noti ristoratori modenesi sul tema dell’avviamento verso la normalità postcovid, favorita dall’ultimo decreto del governo Draghi.

Se l’addio al certificato verde - che attesta l’avvenuta vaccinazione e nella versione base anche un tampone negativo recente - pare definitivo, la mascherina vige ancora fino al 15 giugno in molti luoghi al chiuso come cinema, teatri, palazzetti dello sport, scuole. Ma non, appunto, nei ristoranti, dove però non obbligatorietà non è divenuta in automatico abolizione. Anzi molti ristoratori, camerieri e clienti in questi primi giorni di "liberazione" la portano, almeno a tratti. "Sono molto contento - riflette Luca Marchini, a Modena titolare dello stellato L’Erba del Re e della vicina trattoria Pomposa al Re gras - perché si tratta di un apparente ritorno alla normalità, molto positivo dal punto di vista umano. Occorre però riflettere su un punto: il pubblico soprattutto, dopo così tanto tempo con la mascherina, si è abituato a questa protezione ed è impossibile che in pochi giorni l’abbandoni completamente. Come c’è voluto tempo per assumere l’abitudine a indossarla, così ci vorrà qualche giorno per il percorso contrario. Insomma ho notato che qualche cliente si sente in soggezione ad abbandonarla subito in modo repentino. Ecco perché nei miei locali ho chiesto al personale di sala e cucina di tenerla ancora per un paio di settimane, per favorire un abbandono graduale". Marchini dunque sceglie la via moderata: "Io penso che alcuni giorni non cambieranno la situazione perché essa non influisce su maggiori o minori presenze nei locali pubblici, tanto più che con l’arrivo del caldo si lavora fuori e anche gli stranieri ci sono. Proprio questi ultimi sono importantissimi, tornano a Modena e occorre lavorare su questo. Poi, certo, io di recente sono stato in Francia e Olanda e lì le protezioni le hanno abbandonate da più tempo rispetto all’Italia. Diverso il tema del GReen pass, bene non averlo più, ma anche lì il pubblico si era abituato e non influiva troppo sulle presenze".

Mauro Rossi, imprenditore con diversi locali in città tra cui la storica pasticceria Remondini e presidente di Confesercenti Modena la pensa in parte diversamente: "Ora senza l’obbligo di mascherina e senza il green pass da controllare, il graduale rientro alla vera normalità è più definito. Ai ragazzi che lavorano nei nostri locali ho fatto la raccomandazione di osservare quel che fanno i clienti e se notano che qualche tavolo la tiene io ho consigliato di indossarla. Non ho imposto alcun obbligo al personale, però certo ho notato che svariate persone ancora la indossano. Invece il controllo del Green pass è stata una azione pesante da svolgere e qualche cliente ora lo abbiamo riconquistato. I turisti stranieri in più occasioni ci dicono che a casa loro queste norme da tempo non ci sono più". Altro ristoratore molto noto è Vinicio Sighinolfi, "re del catering" e titolare del Ristorante Vinicio: "Siamo davanti a un lento ritorno alla normalità, con la speranza di non arretrare più. Noi in sala la mascherina la manteniamo ancora per il rispetto del cliente e anche perché a volte ci sono assembramenti. I nostri buffet sono ancora coperti dal plexiglass".