
Medici di base, tanti in pensione "Entro fine anno saranno 52 in meno"
di Gianpaolo Annese
"Si stima che nell’anno mancheranno all’appello 52 medici di base distribuiti su tutto il territorio provinciale. Ma voglio rassicurare: su questi posti viene sempre assicurata la presenza del medico tramite incarico provvisorio o altre soluzioni. E a ottobre pubblicheremo un bando straordinario per provare a coprire tutti i posti rimasti vacanti". La direttrice sanitaria dell’Ausl, la dottoressa Romana Bacchi, ha sottomano la mappa aggiornata dei medici di famiglia sul territorio e le uscite previste nel corso dell’anno rispetto alle quali l’Ausl programma il proprio fabbisogno. Anche a Modena e provincia da un quinquennio a questa parte si è avvertito lo scostamento tra le fuoriuscite dovute ai pensionamenti (ma non solo) e i nuovi ingressi.
Dottoressa, immaginiamo che il gap sia dovuto a carenza di risorse economiche.
"No perché si tratta di figure mediche previste e le risorse sono regolate tramite accordi nazionali. Il punto in realtà, ma questo vale per tutta l’Italia, è che c’è stato un difetto di programmazione del numero. Di fatto in passato si è sottovalutato il fabbisogno di medici di Medicina generale necessari per quando una generazione sarebbe arrivata al limite anagrafico. E adesso siamo arrivati al punto critico".
Si prevede che si scopriranno durante quest’anno 52 presidi dei medici di base in tutta la provincia.
"Attenzione: può mancare il medico di base titolare ma non manca un medico, che è comunque assicurato tramite incarichi provvisori. Inoltre, quel 52 è una stima di uscite progressive nel corso di tutto l’anno. Il numero è alto ma occorre rapportarlo al totale: sul territorio ci sono 434 medici di medicina generale, parliamo quindi del 12% sul complessivo. Occorre anche considerare che la cifra potrebbe aumentare, come è avvenuto anche l’anno scorso quando i posti mancanti erano una settantina: ci sono alcuni medici che smettono di esercitare anche se non sono arrivati alla pensione perché decidono di fare scelte di vita diverse".
Quali sono le zone senza un medico di famiglia.
"Il fenomeno è distribuito su tutto il territorio, ed è legato anche all’età anagrafica dei medici; l’anno scorso il problema era concentrato più su Modena, adesso si è spostato più sull’area nord della provincia ma abbiamo esigenze anche su Castelfranco e Pavullo. Oltre ad alcune zone della montagna, per esempio Lama Mocogno-Polinago, dove peraltro si stanno sperimentando nuove formule: l’attivazione del team che prevede un gruppo di medici che si alternano in base a turni prestabiliti programmando prestazioni domiciliari o ambulatoriali. Fondamentale in questo senso l’istituzione di una segreteria che gestisce circa 2000 pazienti, filtra e smista gli appuntamenti".
Come ovviare alla carenza?
"In attesa dei risultati del bando di marzo abbiamo attivato 16 incarichi provvisori per i posti attualmente vacanti. In applicazione degli accordi regionali c’è poi la possibilità di ritoccare la limitazione del numero di pazienti per medico: di solito la soglia è di 1.500, adesso per alcune situazioni è possibile alzarla a 1.800. Così come viene data la possibilità a giovani medici già dal primo anno del corso di formazione in medicina generale, di lavorare con 1200 pazienti, aumentando, su base volontaria, tale soglia (fino a 1500 per gli iscritti al secondo e al terzo anno di corso). In tutta la Regione sono diversi anche i casi di medici ospedalieri che decidono di spostarsi e diventare medici di base".
Cosa chiedono oggi i pazienti al medico di famiglia?
"La maggior parte dei pazienti sono cronici, avanti con gli anni, per cui resta ancora molto forte il rapporto fiduciario che si crea con il medico e di questo occorre tener conto in futuro. Si tratta di una vera e propria sfida, perché la teleassistenza è importante, ma occorrerà impegnarsi a garantire sempre una continuità assistenziale in presenza".