Mirandola, "Io esclusa dalla palestra perché indosso il velo"

Dopo la denuncia di una 28enne nata in Marocco e cittadina italiana, interviene il Comune: “Un fatto inaccettabile“

Il caso  a Mirandola

Il caso a Mirandola

Modena, 3 maggio 2019 – Il Comune di Mirandola esprime solidarietà e vicinanza a Khadija Tajeddine, 28enne nata in Marocco e cittadina italiana, che, come lei stessa ha segnalato in una lettera inviata al Comune stesso, sarebbe stata esclusa da una palestra perché indossava il velo.

«La decisione del titolare della palestra – spiega l’amministrazione comunale – è inaccettabile, perché lede i diritti fondamentali sui quali si basa la nostra convivenza civile. Purtroppo siamo di fronte all’ennesimo frutto avvelenato di chi, ogni giorno, semina odio e paure».

Questa la lettera che la giovane, presidente del comitato della pace ha inviato al Comune di Mirandola: «Le sto scrivendo per un episodio che ho vissuto venerdì, un episodio che non caratterizza Mirandola, la mia Mirandola, e i suoi abitanti. Venerdì mi sono recata in una palestra per iscrivermi e usufruire dei suoi servizi, il proprietario, mirandolese, ha rifiutato la mia iscrizione poiché mi vesto in modo poco “occidentale”. Ho chiesto più chiarimenti ed egli ha risposto che nella sua palestra non iscrive Batman o suore, alludendo al velo che copre il mio capo, ma senza indicarlo in modo diretto, egli ha continuato ad alludere a persone mascherate e suore, senza darmi una ragione e ha concluso dicendo «mia palestra, mie regole». Ho cercato di spiegargli e fargli vedere che sono una ragazza ‘all’occidentale’, e chi mi conosce sa benissimo che non giro con i ‘tipici’ vestiti neri, lunghi e larghi. Sono una ragazza che conosce la legge, la Costituzione e i suoi principi e i suoi precetti, e ciò che mi è successo non ha scusanti. È difficile descrivere la mia sensazione, un misto di rabbia, delusione e tristezza. Vorrei condividere questo episodio con lei e denunciare questo atto di razzismo inspiegabile”.