Montanari, giallo irrisolto. La procura chiede una nuova archiviazione dopo oltre quarant’anni

Un 65enne era sospettato di avere ucciso il medico. Movente: un parto difficile. Poi si è scavato sul padre dell’indagato: ma l’anziano intanto è morto.

Montanari, giallo irrisolto. La procura chiede una nuova archiviazione dopo oltre quarant’anni

Montanari, giallo irrisolto. La procura chiede una nuova archiviazione dopo oltre quarant’anni

Un caso destinato a rimanere irrisolto, anche se è presto per dirlo. C’è una nuova richiesta di archiviazione, da parte della procura di Modena per il delitto di Giorgio Montanari, direttore della clinica ostetrico ginecologica del Policlinico di Modena, travolto da una raffica di colpi di arma da fuoco nel 1981 mentre tornava dall’ospedale dopo una giornata di lavoro. Proprio sul Carlino era stato annunciato lo scorso anno come il caso fosse stato riaperto a 42 anni dal terribile delitto e come vi fosse una svolta importante, ovvero un indagato: un 65enne modenese. L’uomo è stato sentito in procura e non solo avrebbe negato di essere in alcun modo coinvolto nel delitto, ma avrebbe anche sostenuto di essere all’oscuro di qualsiasi elemento utile alle indagini, condotte in modo energico dalla squadra mobile, diretta da Mario Paternoster su delega della Procura. Perché a distanza di tanti anni era stato riaperto il caso? Perché un giornalista locale, insieme con una criminologa aveva preso in mano i fascicoli dell’epoca, indicando un eventuale movente e, di conseguenza, una probabile pista.

Indicazioni ritenute importanti dalla procura che aveva riaperto il caso, appunto. Se inizialmente, negli anni ’80 gli inquirenti avevano più che altro privilegiato la pista dei ‘dissapori’ e delle invidie all’interno del reparto, il nuovo fascicolo aveva svelato una nuova, agghiacciante verità. Le indagini degli inquirenti si sono infatti concentrate su quella che pareva essere una vendetta da parte di un padre nei confronti del medico. Un padre – odierno indagato – che aveva assistito alla nascita del proprio figlio, venuto alla luce dopo un parto difficile con gravi deficit. Disabilità pare causate da un grave errore commesso dai sanitari presenti quella notte in sala parto, tanto che oggi quel bambino è un uomo costretto in carrozzina (Montanari non era presente però quella notte in sala parto, quindi nulla aveva a che vedere con l’errore medico commesso).

Ma il caso si fa ancora più complesso, perchè gli elementi in possesso degli inquirenti avrebbero alla fine portato ad una seconda e ulteriore pista: quella del nonno del bambino e non del padre. Potrebbe essere stato l’anziano, deceduto ormai 20 anni fa, nel 2003, ad aver sparato al professore quella notte, ritenendolo responsabile dei gravi danni riportati dal nipotino. Potrebbe: il condizionale è d’obbligo perché parliamo di una persona scomparsa e che non può difendersi da eventuali accuse mosse a suo carico. In sostanza, secondo la procura, ad oggi non vi sarebbero quindi elementi sufficienti per dare un nome all’assassino del professore e, come noto, se davvero le cose fossero andate come sin qui ve le abbiamo raccontate, la morte del reo, nell’ordinamento giuridico italiano, è una delle cause di estinzione del reato. La richiesta di archiviazione, da parte del pm è stata depositata lo scorso marzo ed ora si attende la fissazione dell’udienza in cui il giudice deciderà se archiviare o meno il caso. Non vi sarà opposizione da parte dell’avvocato che rappresenta i familiari della vittima, come spiega l’avvocato Agnese Sbraccia. "Anna Ponte, la vedova del professor Montanari, oggi 93enne ha preferito non opporsi alla richiesta della procura. La signora – spiega il legale - ha preferito non farlo per le considerazioni svolte dal pm. La vedova però in questi 42 anni non ha mai smesso di cercare la verità".