Morti nel carcere di Sant’Anna Indagano anche i giudici tunisini

L’obiettivo è fare luce su cosa successe nel marzo 2020 subito dopo la rivolta legata alle visite in periodo covid

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Anche la magistratura tunisina, come quella italiana, indaga sui 9 morti durante e subito dopo la rivolta nel carcere di Modena tra l’8 e il 9 marzo del 2020. L’Agi ha contattato Hazem Ksouri, avvocato tunisino e attivista internazionale per i diritti umani, che ha presentato una denuncia agli inquirenti per conto dei familiari di Lofti Ben Mesmia e Hafedh Chouchane. "Queste famiglie che hanno perso tutto con la morte dei loro figli ora hanno soltanto un obiettivo: la verita". Si chiede che siano valutate le responsabilità "del direttore del carcere di Modena sulla base della legge tunisina che prevede che chi abbia commesso fuori del territorio tunisino può essere perseguito e giudicato dai tribunali tunisini se la vittima è di nazionalità’ tunisina". Per attuare questa norma, occorre, spiega, una denuncia da parte degli eredi che lui assiste in questa vicenda.

Lofti Ben Mesmia aveva 40 anni è stato l’ultimo a morire nel carcere di Sant’Anna. "Sua moglie Najeth Ben Salah – si legge nel libro ‘Morti in una citta’ silente’ di Sara Manzoli – non riesce a credere che suo marito sia morto per overdose, è sicura che lo abbiano ucciso".

Hafedh Chouchane aveva 36 anni e avrebbe finito di scontare la pena poche settimane dopo la sua morte ed è stato il primo a perdere la vita.