«Morti sul lavoro, allarme rosso»

Migration

DOMENICO Chiatto (nella foto), componente della segreteria Cisl Emilia Centrale, era tra i sindacalisti modenesi presenti ieri al Forum di Assago, in occasione dell’assemblea nazionale dei delegati. E’ uno di quelli che lancia l’allarme sull’impennata degli infortuni sul lavoro, che da circa tre anni a questa parte hanno ricominciato a salire. Secondo lui servono più controlli e soprattutto una nuova legge sulla sicurezza.

Le morti bianche continuano ad essere un problema anche modenese. Perché secondo lei?

«Per diversi motivi. Prima di tutto non ci sono sufficienti controlli da parte degli enti preposti: Inps, Inail e ispettorato del lavoro».

Per quale motivo?

«Per carenze di organico. Non ci sono sufficienti ispettori in rapporto alle tante attività lavorative (55mila) che esistono nella nostra provincia. In più, gli enti dovrebbero coordinarsi di più tra di loro, in modo da rendere più efficiente la rete dei controlli. Poi c’è il problema della minor qualità delle aziende».

Da cosa deriva?

«Il meccanismo degli appalti non aiuta di sicuro. Dare la commessa a chi presenta il preventivo più basso, comporta dei rischi. Chi abbatte i costi spesso taglia sulla voce sicurezza».

C’è chi va al risparmio su un settore così importante?

«Purtroppo sì. Le spese sono tante e si va a tagliare dove si riesce».

Eppure la legge parla chiaro: il personale va formato proprio per consentire ai dipendenti di evitare le situazioni di pericolo

«E’ vero, ma purtroppo tante volte i corsi di formazione sono solamente pro forma. Capita che consistano nel far firmare un foglio al dipendente, che in questo modo risulta aver fatto il corso. Ci si mette al riparo delle conseguenze legali, ma di fatto si è solo trovato il modo per aggirare la norma».

E invece ci sarebbe un bisogno particolare di formazione?

«Sì, soprattutto di formazione vera e accurata. Ci sono tanti dipendenti stranieri, che non padroneggiano ancora bene la lingua italiana. Spesso sono loro i primi a non aver capito che ci sono delle regole da rispettare. Manca la consapevolezza in tanti lavoratori, una capacità che aiuterebbe a fare prevenzione».

In che modo?

«Chi è a conoscenza dei pericoli li riconosce, li vede in anticipo e li segnala. E magari aiuta ad eliminare le situazioni potenzialmente rischiose».

Quali sono i settori in cui si verificano più infortuni?

«L’edilizia e l’agricoltura».

Voi cosa fate per arginarli?

«In passato abbiamo fatto un grosso lavoro per nominare, in tutte le aziende e i bacini territoriali, i lavoratori responsabili per la sicurezza. Abbiamo anche ottenuto buoni risultati. Ma negli ultimi tre anni, a fronte di minori controlli e scarsa qualità delle aziende, gli infortuni sono aumentati».

A livello legislativo cosa servirebbe?

«Basterebbe un nuovo decreto che determini l’assunzione di nuovi ispettori del lavoro. Stiamo già facendo pressioni sul governo».

C’è un settore meno conosciuti di altri in cui si verificano gli infortuni?

«Nessuno ci pensa mai, ma sono in aumento i cosiddetti infortuni in itinere: in pratica, si tratta degli incidenti stradali che capitano al lavoratore quando sta andando sul luogo di lavoro o mentre, sempre per ragioni di ufficio, si sposta da un luogo all’altro».

Qual è il momento più pericoloso?

«Gli incidenti accadono soprattutto la mattina: l’ora di punta, la fretta, la paura di arrivare in ritardo, giocano brutti scherzi».