"Moto e famiglia erano i suoi due amori"

Gli amici sconvolti per la morte di Giuseppe Magnanini: "Era fiero della sua Triumph, legatissimo alla moglie e alle due figlie"

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"Giuseppe aveva due grandi ‘amori’: il primo, indiscusso per la sua famiglia cui era legatissimo. E il secondo per le moto, in particolare per la sua Triumph nera cui teneva moltissimo". Proprio in sella alla sua Triumph nera Giuseppe Magnanini, sessant’anni, residente a Carpi, ha trovato la morte nel tardo pomeriggio di lunedì dopo essersi violentemente scontrato con un furgone. Il tragico schianto è avvenuto all’incrocio tra la Strada statale Motta 468 con via Chiesa Cortile. L’uomo stava percorrendo la via principale in direzione Cavezzo quando è stato violentemente urtato da un furgone Renault che proveniva da Stradello Cortile. Un incrocio maledetto che purtroppo ha registrato già altri incidenti mortali. I tempestivi interventi da parte dei mezzi di soccorso sono stati inutili: per Giuseppe non c’era più nulla da fare. La triste notizia si è diffusa rapidamente in città dove Magnanini era molto conosciuto sia per la sua attività di imprenditore, prima come rappresentante del settore abbigliamento per un noto marchio sportivo, poi nel campo dell’export con la Russia e ultimamente in altri settori, sia per la passione delle moto. Giuseppe lascia la moglie Paola e due figlie di 20 e 17 anni: una famiglia molto unita come ricordano gli amici. "È una grandissima tragedia per tutti noi - racconta un caro amico -. Giuseppe era sempre sorridente e disponibile, una persona davvero solare; non ricordo di averlo mai visto imbronciato. Abbiamo condiviso tanti momenti, dai giri in moto alle vacanze insieme con le rispettive famiglie, alle cene, alle grigliate a casa dell’uno o dell’altro. Era anche un ottimo cuoco gli piaceva fare da mangiare: una volta in un ristorante di Modena aveva fatto da cena lui per tutti i clienti". "Quella Triumph nera era per lui un gioiellino - prosegue un altro amico in lacrime -. Dopo due mesi e mezzo dal meccanico era andata a ritirarla giusto una settimana fa ed era sicuramente molto felice di poterla guidare di nuovo. L’aveva modificata come voleva lui, con grande attenzione per i particolari, riportandola un po’ allo stile anni Cinquanta. Così come curava il suo stesso look: giubbotti in pelle e occhialoni. Lui era speciale e unico". "Solo una settimana fa eravamo fuori, con le mogli; poi c’erano le uscite tra noi amici appassionati di moto: stavamo infatti organizzando per settembre di andare una settimana in Sardegna". "Giuseppe ed io ci conosciamo da quando avevamo 14 anni, all’epoca dei motorini - ricorda Roberto Fabbri -. Abbiamo sempre condiviso la passione per le moto: era una persona molto pacata, tranquilla ed elegante nei modi. Soprattutto molto prudente: non possiamo credere che sia capitata una cosa simile proprio a lui".

Maria Silvia Cabri