"Movida e regole: siamo baristi, non guardie"

I gestori dei locali preoccupati per gli assembramenti nel fine settimana: "Quando possiamo interveniamo, ma spettano ad altri i controlli"

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Qualcuno ci prova a dichiararsi convivente con tutti gli amici seduti al tavolo. Altri si dimenticano la mascherina sotto il mento ma, in generale, secondo ristoratori e titolari dei locali il comportamento dei cittadini in questa seconda fase può definirsi corretto e responsabile. L’aspetto positivo è che, pur mantenendo il distanziamento sociale, i locali hanno ripreso a lavorare con presenze comunque soddisfacenti.

"Abbiamo aperto lunedì e ci siamo adeguati a tutto quanto ci è stato richiesto – spiega Roberto Boccedi titolare dell’Archivio, in corso Duomo – La situazione è difficile ma devo dire che siamo ripartiti discretamente. Si percepisce la voglia di vivere delle persone, quello sicuramente ma i numeri sono molto più bassi nonostante i grandi sforzi del Comune, che ci ha permesso di aumentare gli spazi esterni e soprattutto grazie al sindaco. In generale i clienti stanno attenti a mantenere le dovute distanze ma ci sono pure gruppi che facciamo fatica a gestire. In particolare gruppi di ragazzi che si dichiarano conviventi. A volte non sappiamo come comportarci: magari ci troviamo dinanzi ad un tavolo di quattro, cinque giovani che sostengono di vivere tutti insieme e non sappiamo se corrisponda al vero. Sicuramente stasera (ieri, ndr) avranno tutti voglia di uscire e gestire numeri grossi con regole così stringenti non è facile. Noi dobbiamo lavorare e siamo baristi e camerieri; non guardie. Ci vorrebbe personale addetto alla vigilanza per controllarli. Quello che avvertiamo di più oggi – sottolinea Roberto Boccedi – è l’assenza di turisti: ora ci rendiamo conto di quanti fossero in città e dell’indotto che portavano". Soddisfatto di come l’attività è ripresa anche Gianluca Venturelli, titolare del noto chiosco al parco delle Rimembranze Bobotti. Con l’avvio della fase due, infatti, l’area verde è più vissuta che mai. "Abbiamo riaperto lunedì e siamo contenti. Siamo bravissimi a far rispettare le distanze. Abbiamo seguito tutti i protocolli per non creare assembramenti; le sedute sono tutte distanziate di un metro. Il parco è aperto e la gente viene volentieri: si sente più tranquilla proprio perché siamo all’aperto e i clienti arrivano a tutte le ore del giorno, dalle 8 del mattino e fino all’una di notte. Per i clienti all’interno di un parco risulta più ‘pratico’ mantenere le distanze. Le persone rispettano le distanze proprio perché siamo all’esterno ma noi comunque parliamo con i nostri clienti proprio per far capire la necessità di stare lontani".

"Noi abbiamo preso un metro e preparato i tavoli all’esterno e all’interno, perdendo il 40 per cento dei posti a sedere. Non è come essere a pieno regime ma stiamo lottando per stare dentro i costi – commenta Alex Gualdi, del noto locale Calle 9– Mettendo all’esterno la gente qualcosa recuperiamo e avendo una strada pedonale le persone ci stanno volentieri. Abbiamo preparato un estivo con tavoli molto lunghi; un metro e venti per un metro e venti e abbiamo organizzanto la parte di sanificazione. Ci interessa rispettare le norme anche perché la si legge bene la paura negli occhi della gente e vogliamo aprire le nostre porte ai cittadini in sicurezza. Chi entra dentro lo sa che si deve comportare in un determinato modo ma i clienti vanno comunque un po’ istruiti. Ci ascoltano, quello sì - continua - ma cerchiamo di essere più duri possibile soprattutto con chi conosciamo di più; perchè rischia di dimenticarsi ‘le regole".

Oggi (ieri, ndr) è arrivato il primo venerdì, una delle serate più amate dai modenesi e cercheremo di gestirlo al meglio. La parte più difficile è ovviamente l’esterno: non possiamo controllarli tutti ma contiamo sul senso di responsabilità di ognuno di noi".

Valentina Reggiani