
Un tratto autostradale dove è in vigore il sistema Safety Tutor per il rilevamento della velocità
Modena, 13 marzo 2016 - Non c’è certezza che le apparecchiature utilizzate per accertare le violazioni dei limiti di velocità siano sottoposte a verifiche periodiche, e che le stesse siano state effettuate da un centro abilitato, per questo motivo la multa da ‘Safety Tutor’ (conosciuto anche come Sicve) deve essere annullata.
È una sentenza senza precedenti, sicuramente per i tratti autostradali modenesi mentre a livello nazionale ne esiste solamente uno, quella emessa il nove febbraio scorso dal giudice di pace Giovanni Breveglieri, che, di fatto, ha ‘stracciato’ un verbale per eccesso di velocità (a questo punto presunto) emesso dalla polizia stradale di Modena a fine aprile dello scorso anno nei confronti di un automobilista.
Una decisione, quella presa dal magistrato, tale da porre solidi interrogativi sul regolare funzionamento del sitema che guarda dall’alto le vetture in transito, calcolando la loro velocità media in determinati tratti attraverso una serpentina inserita nell’asfalto, e, conseguentemente, anche sui verbali che vengono notificati a chi, passato sotto lo stesso sistema tecnologico, risulti aver schiacciato troppo sull’acceleratore.
Ovvio, anzi quasi superfluo sottolinearlo, che la questione interessa, potenzialmente, tutti gli utenti di un tratto autostradale tra i più importanti d’Italia, ovvero quello della A1 compreso tra i territori di Modena e Bologna. Perché nasce esattamente in questa fondamentale ‘fetta’ di asfalto, su territorio modenese appunto, il caso finito ben presto all’attenzione del giudice di pace.
A portarlo è stato un avvocato di Formigine, Gabriele Messina, che con un corposo ricorso contro il Centro nazionale di accertamento infrazioni per un verbale da 180 euro (decurtazione di tre punti sulla patente) ha, di fatto, ‘smontato’ il Tutor in ogni sua parte, andandolo poi ad analizzare sulla base dei più recenti pronunciamenti in materia.
Il fulcro del caso sta prevalentemente qui: come si può considerare la multa elevata a mezzo Tutor legittima se non c’è certezza assoluta che lo stesso apparecchio venga periodicamente sottoposto a tutti i controlli necessari per escluderne malfunzionamenti? Questo è il motivo principale che ha portato all’annullamento della multa dell’aprile 2015, ma, poi, ce ne sono anche altri.
Entriamo nel merito, riportando il ricorso di Messina, accolto dal giudice di pace Breveglieri. Sono in tutto tredici i punti che il legale snocciola ritenendo la multa illegittima. Il quarto è quello che più ci interessa: nullità ed illegittimità del verbale per mancata dimostrazione e carenza della corretta funzionalità del dispositivo elettronico e/o alla corretta taratura della strumentazione utilizzata, e/o omessa verifica periodica annuale e/o da centri abilitati.
Nel verbale impugnato viene indicata la seguente dichiarazione: «...apparecchio della quale si attesta la corretta installazione e il buon funzionamento...». L’avvocato, nel ricorso, ritiene l’affermazione sia destituita di fondamento, in fatto e in diritto. «Non si comprende – scrive Messina – quale sia il pregio tecnico oltre che giuridico in base alla quale l’agente accertatore possa affermare la ‘perfetta funzionalità’ stante l’assenza delle benché minima qualifica tecnica in tal senso».
Ad appoggiare questa tesi viene citata un’altra sentenza, sempre dello studio dell’avvocato Messina, del giudice di pace di Pavullo, anno 2006, che su un mezzo di rilevazione contestava, esattamente: «Non ha dato la prova certa della funzionalità dello strumento misuratore».
L’avvocato segnala, inoltre, che l’omologazione del sistema Sicve-Tutor è stata trasferita dalla società Autostrade per l’Italia spa a Autostrade Tech spa, ciò andrebbe a modificare il regolamento di esecuzione e attuazione del codice della strada lì dove recita testualmente che «la omologazione o la approvazione di prototipi è valida solo a nome del richiedente e non è trasmissibile a soggetti diversi».
Certamente d’interesse è anche il passaggio del ricorso in cui si mette l’accento sul fatto che il codice della strada stabilisce come «è necessario che nelle vicinanze del Tutor sia impiantato un cartello che avvisi l’automobilista di turno che, in quel frangente, il tutor, la cui presenza è debitamente segnalata, sia in funzione», aspetto questo, «che non avviene quasi mai», si legge nel ricorso.
L’ipotesi di fondo è che alcune multe potrebbero anche essere sbagliate, erronee. In sintesi: un caso singolo che si può riflettere su tanti altri sulla base dello stesso ragionamento.