"Non abbiate paura, non entriamo" Il guanto di velluto della Questura

Adottata la strategia della trattativa fin da subito. "Il fabbricato è a rischio crollo, siete in pericolo". I raver: "Nessun problema con le forze dell’ordine, fanno il loro lavoro. Noi volevamo solo divertirci"

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di Valentina Reggiani

Ascolto reciproco, mediazione, confronto e tutela dei giovani e della loro incolumità prima di tutto. È stata questa la formula vincente che ha fatto sì che ieri mattina il rave party ‘modenese’ si chiudesse pacificamente dopo una trattativa tra i partecipanti e le forze dell’ordine. Nessuna repressione, nessun momento ad ‘alta tensione’ come forse in tanti si aspettavano ma la volontà di far capire alle migliaia di ragazzi che da tutta Europa, sabato sera, sono arrivati a Modena che si trovavano in una situazione di reale pericolo. "Noi non entriamo – ha ripetuto il dirigente della questura Domenico De Iesu col megafono, avvicinandosi ad uno degli ingressi della struttura – la polizia non entra. Non abbiate paura, siamo qui perchè l’edificio è pericolante, è stato sottoposto a sequestro. La parete non è ancorata e c’è il rischio che cada. Non siamo qua per voi ma per la struttura che è pericolosa ma noi non entriamo", ha ribadito più volte mentre gli agenti e i militari in tenuta antisommossa circondavano l’edificio con gli scudi ma senza caschi.

Il dirigente, con estrema audacia e professionalità ha mostrato ai ragazzi che nel frattempo si erano ‘affacciati’ sul lato posteriore del casolare che quella su cui camminavano era proprio una delle pareti della struttura collassate a terra. Qualcuno ha cercato di ‘ribellarsi’, di invitare gli altri a riprendere le ‘danze’ e non è mancato qualche isolato lancio di bottiglia, ma sono stati gli stessi raver ad alzare la voce verso chi continuava a non ascoltare, invitando tutti alla calma ("smettetela ragazzi, qui è pericoloso"). Hanno mostrato in brevissimo tempo di essersi resi conto della situazione e uno dei ‘leader’ ha alla fine invitato gli altri ad uscire dallo stabile ("avanti, non ci sono le condizioni per continuare, la festa finisce qua"). Non è chiaro al momento chi siano gli organizzatori del rave ‘clandestino – individuarli non è cosa semplice – ma gli accertamenti sono ora in corso.

La trattativa con i giovani era iniziata in realtà ben prima, a partire da domenica notte: i dirigenti avevano già provato a spiegare ai partecipanti che il pericolo – nel grande capannone in disuso sottoposto a sequestro – era evidente. Il grande schieramento di ‘divise’, forze dell’ordine, pompieri e sanitari del 118 non mai smesso di vigilare l’area e di presidiarla e i ragazzi, alla fine sono stati posti nelle condizioni di valutare con i propri occhi la situazione e considerare l’eventualità che potesse davvero accadere qualcosa di grave. A quel punto, intorno alle 10.30 hanno messo fine al rave. La musica è cessata subito dopo ma, a parte qualche lamentela per la festa ‘rovinata’, i partecipanti hanno da subito iniziato a sgomberare la zona. In poco tempo i giovani hanno smontato le grandi casse installate all’interno mentre altri hanno ripulito con guanti e sacchi il capannone. Altri ancora hanno caricato i propri effetti personali nei camper mentre qualche gruppetto ha continuato a mangiare in attesa, poi, di rimettersi in viaggio. Sotto gli occhi attenti di dirigenti, agenti, squadra volante e carabinieri in tenuta antisommossa, gli uomini della Digos e della polizia amministrativa, polizia locale, infatti, le centinaia di partecipanti al rave si sono effettivamente dati da fare, cercando di ‘smantellare’ i vari giacigli di fortuna allestiti sui campi adiacenti e raccogliendo le decine e decine di bottiglie di vetro sparse sull’erba. Il dialogo che le forze dell’ordine modenesi ieri – sotto la regia della prefettura – hanno saputo instaurare con i partecipanti, insomma, si è dimostrato vincente. "Loro fanno il loro lavoro e noi volevamo divertirci e stare insieme – hanno spiegato alcuni ravers andandosene – Non siamo delinquenti, siamo giovani".