REDAZIONE MODENA

"Non apro: temo sarebbe solo un costo"

Vinicio, titolare dello storico ristorante: "Le prossime settimane saranno di assestamento. E i clienti devono tornare a sentirsi sicuri"

di Emanuela Zanasi

Vinicio Sighinolfi, titolare dell’omonimo storico ristorante su via Emilia est non riesce a contare quanti sposi, quanti battesimi, quanti compleanni, anniversari ha visto in 40 anni di attività. Perché è questa, la ‘banchettistica’ la sua carta vincente, portata avanti insieme alla ristorazione classica ‘alla carta’. Una fetta importante del suo business sulla quale si è abbattuta la scure del lockdown dovuto alla pandemia da coronavirus. Stop a matrimoni, eventi, stop pertanto a feste e buffet. Vinicio ha così deciso di non riaprire per il momento, vuole prendere tempo, aspettare che le cose si assestino e vi siano regole più certe. "Aprire – dice – vorrebbe dire soltanto costi".

Vinicio perchè ha deciso di rimanere chiuso per il momento?

"L’80 per cento del nostro fatturato è costituito dalla banchettistica, cioè da matrimoni, eventi dei club, banchetti aziendali. Io non ho fretta di riaprire il ristorante alla carta perché pur avendolo nel cuore e pur essendo una fetta importante del nostro lavoro non è comunque fondamentale per noi".

Vuole dire che sarebbe una spesa ulteriore in un momento difficile?

"Il problema è proprio questo: i costi ricominciano a galoppare. Non so quanto potrebbe essere conveniente riaprire il ristorante, quanti clienti verrebbero; perché il problema non è riaprire, il problema è riempire. Temo che ci sia un periodo ancora di assestamento, un periodo in cui il cliente si deve sentire sicuro. Dovremo vedere dove andrà questa curva dei contagi, se ci troveremo di fronte ad un recrudescenza di questo maledetto virus, e quindi ho pensato: aspettiamo un attimo e intanto cominciamo le opere di sanificazione. Abbiamo degli ambienti molto ampi, quindi problemi di spazio, di distanziamento sociale per noi non esistono".

Per ora allora tutto fermo?

"Sì, per il momento si, sia per il nostro ristorante storico sulla via Emilia sia per la Corte dei Melograni, l’altro nostro locale dove concentriamo gran parte della banchettistica, anche perché ha molto spazio all’esterno e la piscina. Per il momento siamo in attesa, almeno fino ai primi di giugno. Vogliamo capire bene le regole che saranno da rispettare. Bonaccini ha fatto un buon lavoro riducendo la distanza tra i tavoli a un metro ma c’è tutta una normativa che vogliamo capire bene. Vogliamo garantire la salute non solo dei clienti ma anche dei dipendenti".

Non sono ancora chiare le regole?

"Io capisco la difficoltà di dovere affrontare tutte le sfaccettature di questo momento ma nel nostro settore nessuno ha parlato ancora della banchettistica, di quando potremo ricominciare ad ospitare un certo numero di persone, con quali regole, in quali condizioni, spero che una volta ripartita la macchina arrivi sul tavolo del Governo e della Regione il comparto matrimoni, eventi e banchetti".

Quanti dipendenti avete?

"L’Eurofood, la società che io presiedo ha 15 dipendenti fissi per i quali abbiamo anticipato la cassa integrazione. Poi arriviano anche a 50, 60 persone arruolate con contratti diversi".

Che cosa ha significato per lei questo lockdown?

"Io in quarant’anni di professione non avevo mai vissuto un fermo così lungo, tra l’altro imposto, giustamente. E’ stato uno shock per noi. A livello di fatturato abbiamo perso in questi due mesi e mezzo oltre 300 mila euro".