"Non fu lo spray al peperoncino a causare la fuga dalla discoteca"

Il macchinario dei fumi di scena sparito già alla mattina, dopo la tragedia, e il legame proprio tra la sostanza usata per creare coreografia in pista e la fuga di massa dalla discoteca, altro che spray al peperoncino. È il punto su cui ha posto ieri l’attenzione l’avvocato Carlo De Stavola, difensore del principale accusato per i morti della lanterna Azzurra di Corinaldo, Ugo Di Puorto, durante l’arringa tenuta nel processo di appello che si sta tenendo al tribunale di Ancona sulla banda dello spray. Ieri la penultima udienza in Corte di Assise di Appello, prima del verdetto che arriverà tra una settimana, il 17 marzo, quando si terranno le repliche e i giudici si ritireranno in camera di consiglio. Imputati per la morte di 5 minorenni e una mamma di 39 anni ci sono sei ragazzi della Bassa Modenese, accusati di aver spruzzato peperoncino la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 per commettere furti e rapine di collanine nel locale strapieno di giovani che attendevano il trapper Sfera Ebbasta. "Non c’è stato un completo approfondimento su quel macchinario – ha osservato De Stavola – scomparso dalla discoteca e ritrovato a San Marino un mese dopo, grazie a una rogatoria, a casa dell’addetto ai fumi di quella sera. In sala erano due i macchinari di fumo in azione quella notte, si vede anche dalle foto di quella sera. In un messaggio che dj Marco Cecchini ha inviato all’addetto, a mezzanotte e 16 minuti, scriveva "no fumi stasera" e proprio quel macchinario risultava mal funzionante". Il legale ha anche sostenuto come l’accertamento fatto sulla bomboletta dove è stato trovato il dna di Di Puorto, come atto irripetibile, non ha coinvolto la difesa con un proprio consulente nonostante l’imputato era già tra la lista degli indagati.Le arringhe difensive ieri sono state sostenute anche dagli avvocati di entrambi gli imputati, il legale Pierfrancesco Rossi per Mormone (e in codifesa per Di Puorto) e il legale Alessandro Cristofori per Amouiyah che ha incentrato la discussione sul mancato rispetto delle norme di sicurezza quali cause delle morte avvenute e sulla esclusione dell’associazione a delinquere.

Marina Verdenelli